GENOVA - In Liguria non ci sono aree esenti da fenomeni mafiosi: è questo il dato che emerge dalla relazione annuale della Commissione Antimafia, presentata in Consiglio Regionale.
Il presidente della commissione Roberto Centi spiega che il fenomeno mafioso si presenta in forme differenti a seconda del territorio: nello spezzino riguarda principalmente l’edilizia mentre nel Tigullio i rifiuti; nel savonese ci sono state infiltrazioni nelle strutture ricettive del turismo, entrate in crisi durante la pandemia, e nell’estremo ponente avvengono principalmente i traffici di esseri umani, ovvero i migranti, e di droga.
Proprio il narcotraffico è tra le problematiche principali: quasi il 40% degli stupefacenti sequestrato in Italia, in particolare cocaina, è arrivato nel nostro Paese attraverso la Liguria, come testimoniato dal maxi sequestro avvenuto pochi giorni fa a Savona. Le ragioni sono principalmente geografiche, dal confine con la Francia all’elevato numero di scali portuali. Tra le maggiori preoccupazioni per il futuro ci sono quelle legate agli appalti, ma soprattutto ai subappalti, relativi ai numerosi cantieri che si stanno avviando nella nostra Regione grazie ai miliardi provenienti dal Pnrr, oltre al caporalato e al mancato rispetto dei contratti.
Per quanto riguarda i beni confiscati alla mafia, circa 470 immobili, Centi ringrazia le associazioni che operano su tutto il territorio e forniscono un importante presidio. La Regione per il 2023 ha previsto un aumento delle spese di ristrutturazione di questi immobili, che da 500mila arrivano a 600mila euro: come spiegato dal vicepresidente della Commissione Antimafia Alessandro Bozzano l'intenzione è quella di dedicarli al terzo settore e al volontariato, un utilizzo pubblico che consenta alle comunità di ricevere un ristoro sociale.