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Attualità

La Liguria non cresce ma fa parte delle 16 regioni italiane rimaste al palo anche come recupero dei livelli di spesa mensile
2 minuti e 32 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - La ripresa dei consumi frena nel 2023, una notizia che era nell'aria ma che è arrivata con i dati e i numeri forniti da Confesercenti. Quest’anno la spesa mensile media familiare, in termini reali, si fermerà infatti a 2.442,5 euro, ancora 50 euro in meno rispetto ai valori registrati nel 2019, ultimo anno prima della crisi pandemica causata dal Covid. Una previsione che, però, potrebbe cambiare radicalmente se il calo delle bollette dovesse essere confermato: la riduzione del peso delle utenze potrebbe infatti liberare fino a 30 miliardi di euro, rendendoli disponibili per la spesa delle famiglie. Uno spiraglio di luce per quest'anno potrebbe concretizzarsi se le tariffe di luce e gas dovessero ridursi del 40%, come ipotizzato dal ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. La spesa che le famiglia devono sostenere per le utenze domestiche passerebbe così da quasi 76 miliardi di euro a 45, scendendo da 2.950 a 1.789 euro l'anno per famiglia. Le risorse così liberate potrebbero dunque imprimere un’accelerazione ai consumi delle famiglie, ancora al palo nel 2023.

 

Si assiste, attualmente, a un'Italia a due velocità, con poche regioni che nel 2023 registrerebbero una spesa media mensile familiare più alta dei 2.442,5 euro medi nazionali. Tra queste spicca la Lombardia, seguita da Val d’Aosta, le province autonome di Trento e Bolzano, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Toscana e il Lazio. Tutte le altre regioni, incluse Piemonte e Liguria, fino alla Puglia rimangono sotto la media nazionale. La Liguria non cresce ma fa parte delle 16 regioni italiane rimaste al palo anche come recupero dei livelli di spesa mensile. Le spese degli italiani si concentreranno maggiormente sui costi legati all'abitazione e alle utenze domestiche. Casa e bollette assorbiranno, in media, il 45,8% del bilancio familiare, lasciando spazio a poco altro. Se si considerano infatti le spese alimentari (17,3%), per l’abbigliamento (3,4%) e per salute (3,9), infatti, la quota della spesa complessiva assorbita dalle voci obbligate è addirittura del 70,4%. Appena 7 euro su 100, in media, sono destinati alle spese ricreative: spettacoli e cultura (3,4%) e turismo e ristorazione (3,6%). 

Per la Liguria spicca un dato negativo che riguarda la spesa media per l'abbigliamento, che risulta al minimo rispetto al dato nazionale, con un budget per famiglia che si ferma al 2,4%. Insomma, si spende poco, soprattutto perché mancano le risorse, ma anche perché si è obbligati a concentrarsi soprattutto sulle bollette domestiche e i costi relativi alla casa. "La corsa delle tariffe e l'inflazione generata dal caro-energia hanno fermato la ripartenza della spesa dopo la pandemia. Le bollette hanno assorbito parte rilevante dei bilanci familiari, riducendo gli spazi per altri tipi di consumi - spiega Patrizia De Luise, Presidente di Confesercenti -. Uno scenario difficile anche per le imprese del terziario, che dipendono in larga parte dai consumi interni. Se confermato, però, il calo delle bollette potrebbe invertire la tendenza, anche se servono interventi che aiutino gli italiani a recuperare il potere d'acquisto già perduto. In particolare, sarebbe necessaria una misura per detassare gli aumenti retributivi: in questo modo si aiuterebbero le imprese a procedere ai rinnovi dei contratti nazionali, dando una spinta ai salari ridotti dall'inflazione energetica". 

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