GENOVA - L'ombra della siccità che ha afflitto il Nord Italia nell'ultimo periodo minaccia i tempi a venire, con i dati che confermano il 2022 come l'anno più caldo mai registrato negli ultimi cinquanta. Anche nel 2023, ancora prima di quanto si potesse immaginare, torna l'allarme siccità. È necessario un piano d'azione per evitare sprechi e far fronte ai cambiamenti climatici.
Le fotografie scattate da un satellite dell'Agenzia Spaziale Europea certificano la secca dei fiumi e dei laghi in Italia. Se lo scorso anno si parlava di siccità e di eventi climatici eccezionali che in passato capitavano nell'arco di un decennio, il 2023 presenta con largo anticipo un quadro molto preoccupante. È quanto afferma Confagricoltura sul quadro che si sta delineando con evidenza in questi giorni.
Siccità, ok all'uso delle acque di scarico per lavare strade e innaffiare verde pubblico - I FATTI
Il lago più grande lago italiano, il Garda, è ai minimi storici. Secondo Terna, la crisi idrica ha ridotto la produzione di energia idroelettrica del 37,7% nel 2022, e a dicembre è stato registrato -18,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
L'allarme, insomma, è già rosso. "Gli agricoltori - evidenzia Confagricoltura Liguria in una sua nota - sono i primi a segnalare e a subire le conseguenze della mancanza di acqua, che colpisce tutta l’Italia e gran parte dell’Europa. Alcuni comparti produttivi ne hanno risentito moltissimo".
"L'agricoltura – precisa il direttore regionale di Confagricoltura, Andrea Sampietro – è per sua definizione ‘acquivora’, nel senso che, come noto, circa il 70 % dei 56 miliardi di metri cubi/anno di acqua utilizzata in Italia, viene ‘spesa’ per l’agricoltura".
"D'altra parte – continua Sampietro – l'84 % delle produzioni agroalimentari italiane necessità di irrigazione e nel nostro Paese è di oltre 4,5 milioni di ettari la superficie agricola irrigata".
"Tuttavia – secondo l’analisi di Confagricoltura Liguria – è proprio l'agricoltura, come grande ‘consumatrice’ di acqua, ad aver fatto la ‘sua’ stante l’ormai cronica mancanza di precipitazioni, l’inasprimento e la frequenza di momenti siccitosi alternati ad eventi estremi".
"Da quando le imprese hanno investito in irrigazione di precisione – prosegue Andrea Sampietro – nonché in sistemi di riutilizzo delle acque reflue, in sistemi di raccolta massiva, si assiste ad un grande risparmio valutabile nel 30/35 % di consumi in meno. Si calcola che su alcune colture, con l’irrigazione mirata, si risparmino circa 630 metri cubi/anno di acqua".
Il problema, semmai, sta per Confagricoltura Liguria in un sistema di distribuzione vecchio e fallace se è vero, com’è vero, che in Italia si perde, lungo la rete idrica, mediamente il 42% dell’acqua quando in Germania, ad esempio, tale percentuale sfiora l’8%.
Ed allora quali soluzioni adottare, al di là della richiamata irrigazione di precisione?
"Occorre – precisa il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis – una seria politica di gestione delle acque. Occorre pensare e realizzare una rete di micro/medi impianti di raccolta delle acque piovane e fluviali, superando una volta per tutte la ‘verde’ inclinazione al no perenne per questa tipologia di impianti. Occorre un utilizzo mirato e senza sprechi dei fondi del PNRR destinati alle acque per ammodernare le reti e le captazioni. Occorre anche che si pensi ad un riutilizzo delle acque depurate che possono trovare nuovo impiego in agricoltura, e non solo, e non essere disperse in mare cagionando danni anche a quest’ultimo laddove, lo ricordiamo, sono acque depurate ma pur sempre dolci, immesse forzatamente in bacini salati con alterazione ecosistemica".
"Non dimenticando – chiude Sampietro – che anche noi tutti, come ‘semplici cittadini’, possiamo e dobbiamo fare qualcosa, considerando che siamo i più alti consumatori pro capite di acqua in Europa con oltre 220 litri di acqua al giorno per abitante, con consumi medi familiari nell’ordine dei 150 metri cubi/anno".
Confagricoltura chiede un piano d’azione su più fronti, che sappia far fronte alle emergenze e guardare al futuro, alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Occorre intanto rinnovare le infrastrutture, pensare un nuovo piano sugli invasi, ridisegnare l’intera rete per evitare le attuali perdite d’acqua.