CHIAVARI - Le fave verdeggiano in mezzo a un terreno marrone chiaro e secco, sulle alture di Chiavari. All’occhio non esperto potrebbe sembrare tutto normale, ma non è così. La siccità la leggi intanto dal terreno pieno di crepe, come in quelle foto dei deserti americani, e se prendi una zappetta è friabile, come briciole di un biscotto secco, quelli che mangi quando hai mal di pancia. “Le fave in questa stagione dovrebbero essere alte il doppio – spiega Massimo Solari sconsolato, agricoltore e membro di Cooldiretti – invece sono piccole e basse. Ma non è l’unico problema, guardate gli ulivi: abbiamo messo il concime, queste palline azzurre, un mese e mezzo fa ed è rimasto tale e quale, non è stato assorbito dal terreno (troppo asciutto) come avrebbe dovuto, per nutrire le piante, quindi dovremo mettere altro concime, il che significa aver buttato via i soldi di questo, e le piante rischiano di essere povere di olive”.
I dati ufficiali di Coldiretti dicono che per tornare a una situazione di normalità dovrebbe piovere un mese di seguito, un sogno che pare impossibile ormai dell’estate scorsa. Ma quali soluzioni si possono trovare, di fronte a una natura che non accetta ordini da nessuno? “Intanto bene il tavolo aperto dal Governo per cercare rimedi. Quali? Togliere un po’ di burocrazia per consentire ad esempio di installare vasche di raccolta acqua o pozzi nei terreni, cosa che fino a qualche anno fa era possibile ma poi è stata vietata perché l’antropizzazione sempre maggiore ha fatto temere rischi per l’incolumità delle persone. Poi: servono contributi alle aziende agricole per impiantare pompe e altri sistemi per sfruttare l’acqua raccolta e infine serve una politica seria di revisione delle tubature degli acquedotti-colabrodo. In media i dati dicono che il 40% sono bucati”.