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Attualità

Per me stessa e per responsabilità nei confronti delle persone che lavorano per me mi rimetterò in gioco ma sarà molto difficile, ho degli investimenti in corso e sto finendo di pagare le rate
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di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Dal disgusto alla rabbia passando per la delusione. Sono questi i sentimenti che prova oramai da giorni Giorgia Musumarra, titolare della pasticceria Quaglia a Sampierdarena. Settant'anni di storia, tra alti e bassi, chiusure per il covid e investimenti, che rischiano di sciogliermi come neve al sole per una richiesta di sfratto partita da alcuni condomini del palazzo che comprende il negozio di Giorgia, proprietaria da 12 anni. 

"Hanno deciso di mandarmi la disdetta del contratto di locazione per metà dei locali e anche la revoca dell'occupazione del suolo per il dehor esterno, lunedì scorso ero in tribunale per la prima udienza. Parliamo di un'attività storica ma che ha la sua utilità per il quartiere, diventato punto di aggregazione e di ritrovo - spiega a Primocanale Giorgia Musumarra -. Non c'è somministrazione di alcolici quindi eliminiamo una fascia di persone che potrebbero creare problemi. Significa togliere ad anziani, bambini, mamme, momenti di svago e di ritrovo". Centinaia i cittadini che si sono stretti intorno a Giorgia Musumarra e che nella serata di ieri hanno fatto sentire la propria vicinanza: colleghi, istituzioni, abitanti di Sampierdarena. Tutti uniti con la stessa richiesta: non far chiudere la pasticceria Quaglia. 

"La mia è un'attività sana, non ho debiti, non sono morosa, sono nove le famiglie, me compresa, delle quali mi ritengo responsabile e quindi è giusto che si sappia che non sono incapiente. Non sussiste il problema economico, non sono una cattiva pagatrice e non ho debiti con i fornitori. Questa è solo una presa di posizione di pochi condomini, ma solo alcuni ripeto, perché gli altri mi hanno espresso la propria vicinanza - prosegue Giorgia -. Non farsi lo scrupolo per dei ragazzi che lavorano e mantengono le loro famiglie mi sciocca, parliamo di difficoltà economiche, di crisi dei giovani, e poi un'attività sana come la mia la vogliono buttare giù?". 

Dopo le difficoltà del periodo legato al covid, con cui ha dovuto fare i conti anche la stessa Quaglia, sembrava che la luce in fondo al tunnel si fosse riaccesa e invece, la doccia fredda è arrivata proprio quando si era ripartiti. Restringere il campo può essere una soluzione? "È praticamente impossibile, perché già così abbiamo poco spazio, siamo ai limiti, purtroppo non si può. È impensabile dividere e tenere una sola parte del locale".

I prossimi step? "Il primo step sarà la sentenza del 30 marzo, poi spero che qualcuno si redima, sto pensando a vari piani B, ma non posso non spaventarmi davanti a una nuova collocazione, all'idea di dover provvedere alla ristrutturazione, ci vogliono mesi, non solo tre come mi stanno ventilando. Come faccio?" chiede Giorgia Musumarra. Ma alla fine, come si suol dire, non si molla di un centimetro. "Per me stessa e per responsabilità nei confronti delle persone che lavorano per me mi rimetterò in gioco ma sarà molto difficile, ho degli investimenti in corso e sto finendo di pagare le rate. Continuo a chiedermi la motivazione che li abbia spinti a questo ma ancora non la trovo". Viva la solidarietà, ma adesso Giorgia avrebbe bisogno di una sentenza a suo favore.

 

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