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Attualità

L'ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, oggi presidente della fondazione Italiani Europei, a Savona per l'intitolazione a Enrico Berlinguer dei giardini del Prolungamento a Primocanale parla della sinistra e della situazione politica in Italia
4 minuti e 16 secondi di lettura
di Mario Paternostro

SAVONAL'ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, oggi presidente della fondazione Italiani Europei, a Savona per l'intitolazione a Enrico Berlinguer dei giardini del Prolungamento. D'Alema ha ricordato la figura dello storico leader del Pci, scomparso l’11 giugno del 1984. Insieme a D'Alema anche il sindaco di Savona Marco Russo, la Fondazione Cento Fiori che ha proposto l’intitolazione con il presiedente Giancarlo Berruti e Ugo Sposetti, presidente dell’associazione Berlinguer.

Sono passati 39 anni dalla scomparsa dello storico leader del Pci, cosa ha ancora di attuale Berlinguer oggi?

"Dopo una stagione in cui l'esperienza della Prima Repubblica è stata spesso demonizzata, forse oggi una parte del Paese si volge a guardare il passato con maggiore serenità anche riscoprendo il valore di quella stagione che fu una stagione di costruzione della democrazia, di conquiste civili e sociali. Dopo la generazione dei grandi padri della Costituzione ci furono Berlinguer e Moro come espressioni maggiori di quel periodo".

 Lei ha scritto un libro intitolato: "A Mosca l'ultima volta". Un ritratto di Berlinguer inedito, un Berlinguer moderno che progetta cambiamenti politici. Un Berlinguer anche sofferente verso i rituali sovietici. Se Berlinguer fosse oggi qui cosa ne farebbe della sinistra?

"La sinistra di oggi può riferirsi all'esperienza intellettuale e anche umana si una personalità come quella di Berlinguer. Nel libro l'ho raccontato come l'ho vissuto io, all'epoca ero un dirigente giovane, piuttosto periferico perché stavo in Puglia. L'esperienza di passare qualche giorno al fianco di Berlinguer mi fece scoprire il suo tratto umano, il senso del umorismo: aspetti importanti. Una delle ragioni della sua enorme popolarità fu proprio la sua personalità, perché è vero che appariva come un uomo mite, e lo era, ma allo stesso tempo era animato da grandi valori e una grande tensione etica per la quale la politica era testimonianza di volere e non un mestiere o la ricerca del potere fino a se stesso. E questo era un valore per i cittadini. Credo che questo aspetto debba essere riscoperto. Dopo tanti anni in cui abbiamo disprezzato la politica, considerata quasi un'attività inutile, oggi si riscopre il suo valore. E allora ecco che tornare a pensare alla storia del Paese e alle personalità migliori che ha espresso può essere utile per guardare al futuro".

Lei ha scritto che La democrazia è a rischio perché non c'è uguaglianza. Si parla molto di disuguaglianze, problemi che affrontava anche Berlinguer.

Le disuguaglianze sono un dato costante. Il capitalismo produce sviluppo, ricchezza e modernità ma anche disuguaglianze. Per molti anni la politica, la politica di sinistra e i sindacati hanno fatto da arginare. La forza del modello Europeo, non solo italiano, è stato questo conflitto creativo tra capitalismo e politica democratica che di volta in volta correggeva le eccessive disuguaglianze: prelevava con le tassa e poi redistribuiva con in servizi. Oggi questa capacità della politica di produrre uguaglianza si è attenuata, da qui nasce la crisi della democrazia. La percezione di tante persone è che votare non serve a nulla perché non cambia nulla. Questo è un problema gravissimo che non dovrebbe riguardare solo la sinistra ma tutti coloro che hanno a cuore il destino della democrazia. Quello che colpisce di più è che c'è una riduzione costante della partecipazione popolare. Diminuisce la base che legittima il potere. Vent'anni fa per governare servivano 19-20 milioni di voti, oggi la Meloni ha una vasta maggioranza con 12 milioni di voti, questo rende l'idea di cosa è cambiato, è come se fosse crollato un pezzo di palazzo".

A livello internazionale c'è imbarazzo nella sinistra rispetto all'atteggiamento da tenere riguardo alla guerra in Ucraina, come si supera? 

"È negativo che l'Europa non abbia un'azione politica per la pace, non discuto la solidarietà all'Ucraina aggredita ma ci vorrebbe un'azione per la pace che non c'è, quella che c'è vede protagonisti il Papa o Paesi lontani come il Brasile ma l'Europa non è stata in grado di fare nulla per indicare una via d'uscita".

Quale deve essere il nostro atteggiamento verso con la Cina, serve qualcosa di diverso?

Ho letto una bella intervista di Henry Kissinger che dice che per evitare la terza guerra mondiale Stati Uniti e Cina devono imparare a vivere insieme. Credo che questa sia la sfida del futuro: imparare a vivere insieme. Bisogna creare le condizioni della coesistenza e della collaborazione nell'affrontare i problemi comuni, a partire da quello del clima".

Lei ha vissuti a Genova, che ricordo ha di questa città?

"Ho ricordi bellissimi, erano gli anni '60, ero l'unico iscritto al Pci del Liceo D'Oria. All'epoca la sinistra era nei quartieri popolari. Era un'altra epoca. Quello che mi colpì è il ricordo dei primi incontri con gli operai. Una classe operaia quella genovese estremamente evoluta e che aveva una visione politica straordinaria. Il mondo da allora è cambiato, ci sono tanti operai in meno a Genova, la città ha vissuto tante trasformazioni, l'affetto rimane".

Per quanto riguarda il D'Alema scrittore c'è qualche novità che sta preparando?

"Io non sono uno scrittore, credo che sia giusto lasciare scritto qualcosa della mia esperienza. Per ora non c'è nessuna pubblicazione annunciata. Dirigo da 22 anni una rivista cartacea, è 'unica iniziativa della sinistra che non è mai fallita, sono abbastanza orgoglioso di questo".