GENOVA - "Bisogna smetterla di continuare a fare supermercati". È la risposta decisa, quasi automatica di Carlo Petrini, l'inventore di Slow Food, il movimento globale che promuove la difesa della biodiversità, della sostenibilità e di tutto quello che riguarda il cibo sostenibile.
Petrini, a Genova per la presentazione del suo nuovo libro "Il gusto di cambiare: la transizione ecologica come via per la felicità" ma anche per l'inaugurazione di Slow Fish, la kermesse dedicata ai pescatori del mar Ligure e al cibo della Liguria.
"Le botteghe di vicinato sono state distrutte dai supermercati, bisogna smetterla con queste catene che non danno più niente. Poi, adesso, è arrivata anche la vendita del cibo online: tutto questo significa il 20% in meno di redditività per i nostri contadini".
Botteghe, piccoli negozi, ma anche aziende agricole. Ma come si fa a salvare queste realtà, spesse pensate vecchie, obsolete, sicuramente non al veloce passo di un mondo che (sovra) produce cibo per quasi il doppio della sua popolazione mentre il 30% di questa muore di fame?
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"Se non vogliamo far morire l'agricoltura è sufficiente che interpretiamo questa nuova forma distributiva, ci vuole una creatività tale che faccia delle botteghe non più le botteghe di una volta, ma le botteghe del ventunesimo secolo - spiega Petrini -. Gestite da giovani, magari che utilizzano le nuove tecnologie e che usano i servizi offerti da questo nuovo secolo. Per esempio, si può portare il proprio prodotto sui territori, le idee online di comunicazione, ma anche i servizi".
"Quindi reinventarsi, questo è l'elemento che tutti abbiamo davanti. Serve non concepire le botteghe come vecchio stile ma come nuove, moderne, che guardano al futuro"
Petrini va nel profondo di quella che è la transizione ecologica e di come si deve affrontare: "In questa fase è necessario, da parte di tutti, puntare i riflettori su come si riduce l'impatto, specialmente nella produzione di CO2 e specialmente nell'utilizzo delle risorse fossili rispetto alle rinnovabili. Tutto questo si deve armonizzare anche con la sostenibilità dell'agricoltura e della pesca, ma anche la salvaguardia della socialità dei nostri borghi, nei quali stiamo perdendo le botteghe di vicinato. Stiamo perdendo le osterie degradate, i giovani, persino i parroci, molti stanno diventando dei borghi 'dormitorio'".
Questo perchè serve un cambio di passo nella visione del sistema alimentare-economico. "Questo per il sistema Paese è controproducente. La specificità delle nostre idee, dei nostri paesi, è data anche dalle comunità che vivono, che sorridono, con le persone che sono felici e che trasmettono questa felicità anche altrove".