GENOVA - Francesca è una bambina allegra e piena di fantasia: la leucemia linfoblatica acuta (tipo B) le viene diagnosticata prima dei tre anni e la costringe a trascorrere mesi in ospedale, subire vari interventi chirurgici e cure invasive. La malattia, inoltre, ha compromesso fortemente la sua vista: attorno a sé ha un mondo sfocato fatto di ombre. Ciò nonostante, grazie anche alla costante vicinanza e all’amore della sua famiglia, Francesca non ha perso il sorriso, la curiosità e la voglia di fantasticare. Nei lunghi giorni di degenza in ospedale, a farle compagnia c’era anche un’eroina dai lunghi capelli, la principessa Rapunzel del cartone animato, che fugge dalla sua torre in cerca di avventure: è così travestita che Francesca immagina il suo ingresso in un giardino “tutto rosa”, comunica entusiasta ai volontari di Make-A-Wish.
Ed è proprio così che, in un sabato caldissimo di luglio, alla presenza di parenti e amici, il suo desiderio si è avverato: il giardino della sua casa a Cogoleto, è diventato il suo regno, con una casetta in legno per giocare, il tavolo con sedie, le aiuole addobbate, la piccola cucina in legno, il cuscinetto, il tappeto a cuore, la staccionata, i palloncini, i fiocchi, i fiori e i tantissimi altri dettagli tutti rigorosamente rosa confetto! Dopo l’entrata trionfale sulle note della famosa canzone “I sogni son desideri”, infatti, accompagnata dalle sue principesse personali e dai suoi due fratellini cavalieri, Francesca, nel suo abito da Rapunzel, ha tagliato il nastro rosa del cancelletto che delimita il suo angolo di magia. I bambini hanno assistito con gran stupore alle magie del mago Alex, che ha concluso il suo spettacolo in un tripudio di bolle di sapone che hanno avvolto grandi e piccini. Come in ogni fiaba che si rispetti, c’era anche il drago, un lunghissimo serpentone che, invece che fiamme, schizzava acqua rinfrescando i bambini. Francesca, dopo aver completato la messa a dimora delle sue piantine fiorite nel giardinetto, ha trascorso il resto della giornata a giocare con le amiche nella sua casetta e se ne è presa cura come una perfetta padrona di casa.
Make-A-Wish Italia, l’associazione no-profit che dal 2004 realizza i desideri dei bambini affetti da gravi patologie, ha organizzato nei minimi particolari una giornata memorabile per Francesca, anche grazie al supporto di Dassault Systèmes, azienda leader nel settore IT. Il desiderio di Francesca, infatti, è stato oggetto di “Wish Challenge”, il team building solidale organizzato da Make-A-Wish, in cui i dipendenti diventano per un giorno volontari e progettano la realizzazione del desiderio. L’azienda ha coinvolto i suoi dipendenti in un'attività che aveva lo scopo di rendere indimenticabile per Francesca le esperienze di attesa e concretizzazione del suo desiderio: un progetto di CSR dall'alto impatto etico, che ha registrato un’amplissima adesione e si è confermato strumento di team building altamente soddisfacente e dal forte impatto emotivo per tutte le parti coinvolte.
“Il ‘wow!’ di Francesca alla vista della meravigliosa sorpresa che si è palesata ai suoi occhi risuona ancora in quel giardino e in noi" ha dichiarato, commossa, la mamma di Francesca. "Il mio più grande ringraziamento va ai volontari di Make-A-Wish per tutte le idee e le energie che hanno scelto di dedicare a Simona e ai suoi fratelli: la loro è una missione di amore incondizionato, per il quale sarò sempre grata”.
Come per ogni bambino affetto da una patologia grave, nel caso di Francesca desiderare fortemente qualcosa significa esprimere un bisogno profondo e vitale, necessario per dare carburante alla speranza e supportare le cure.
“Sapere di aver contribuito alla realizzazione di un desiderio di un bambino malato scaturisce in me e nelle persone che lavorano per Make-A-Wish un’emozione la cui forza dirompente mi stupisce ogni volta come se fosse la prima” - ha dichiarato Sune Frontani, Presidente e co-fondatrice di Make-A-Wish Italia.
“Il sorriso puro e la gioia senza filtri di Simona sono uno sprono a continuare su questa strada, a fare tutto ciò che è in nostro potere per stare vicini concretamente ai bambini malati e alle loro famiglie e per sollevarli, anche se solo in parte, dal carico gravoso che portano sulle spalle”.
IL COMMENTO
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