LIGURIA - Le decisioni di molti Comuni, specie del Ponente Ligure, che in questi giorni determinano limitazioni all'uso delle acque e razionamenti anche per gli usi "umani" rappresentano un quadro molto preoccupante.
A lanciare l'allarme è Confagricoltura Liguria che sottolinea la criticità: "L'emergenza idrica del nostro Ponente è estrema. Gli agricoltori - evidenzia Confagricoltura Liguria in una nota - sono i primi a segnalare e a subire le conseguenze della mancanza di acqua, che colpisce tutta l’Italia e gran parte dell’Europa. Alcuni comparti produttivi ne hanno risentito moltissimo già dall'inizio di questo anno".
"L’agricoltura – precisa il direttore regionale di Confagricoltura, Andrea Sampietro – è per sua definizione ‘acquivora’, nel senso che, come noto, circa il 70 % dei 56 miliardi di metri cubi/anno di acqua utilizzata in Italia, viene ‘spesa’ per l’agricoltura”.
"D’altra parte – continua Sampietro – l’84 % delle produzioni agroalimentari italiane necessità di irrigazione e nel nostro Paese è di oltre 4,5 milioni di ettari la superficie agricola irrigata".
"Tuttavia – secondo l’analisi di Confagricoltura Liguria – è proprio l’agricoltura, come grande ‘consumatrice’ di acqua, ad aver fatto la ‘sua’ stante l’ormai cronica mancanza di precipitazioni, l’inasprimento e la frequenza di momenti siccitosi alternati ad eventi estremi. Da quando le imprese hanno investito in irrigazione di precisione – prosegue Andrea Sampietro – nonché in sistemi di riutilizzo delle acque reflue, in sistemi di raccolta massiva, si assiste ad un grande risparmio valutabile nel 30/35 % di consumi in meno. Si calcola che su alcune colture, con l’irrigazione mirata, si risparmino circa 630 metri cubi/anno di acqua".
Il problema, semmai, starebbe in un sistema di distribuzione vecchio e fallace, visto che in Italia si perde, lungo la rete idrica, mediamente il 42% dell’acqua quando in Germania, ad esempio, tale percentuale sfiora l’8%.
"Occorre – precisa il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis – una seria politica di gestione delle acque. Occorre dare seguito immediato al recente DL 'siccità' che consente di realizzare una rete di micro/medi impianti di raccolta delle acque piovane e fluviali, superando una volta per tutte la ‘verde’ inclinazione al no perenne per questa tipologia di impianti. Occorre un utilizzo mirato e senza sprechi dei fondi del PNRR destinati alle acque per ammodernare le reti e le captazioni. Occorre anche che si pensi ad un riutilizzo delle acque depurate che possono trovare nuovo impiego in agricoltura, e non solo, e non essere disperse in mare cagionando danni anche a quest’ultimo laddove, lo ricordiamo, sono acque depurate ma pur sempre dolci, immesse forzatamente in bacini salati con alterazione ecosistemica".
"Passare dalla 'cultura' dell'emergenza a quella del superamento sistemico di questa situazione - precisa De Michelis - ben consci che è certamente fondamentale preservare le acque per gli 'usi umani' ma che le limitazioni 'agricole' di questi giorni hanno impatto comunque su noi tutti e sulle produzioni agroalimentari, nonchè per i divieti di irrigazione, anche del verde pubblico, sul ruolo esercitato da quest'ultimo a livello sociale e salutare".
“Non dimenticando – chiude De Michelis – che anche noi tutti, come ‘semplici cittadini’, possiamo e dobbiamo fare qualcosa, considerando che siamo i più alti consumatori pro capite di acqua in Europa con oltre 220 litri di acqua al giorno per abitante, con consumi medi familiari nell’ordine dei 150 metri cubi/anno”.
Confagricoltura chiede un piano d’azione su più fronti, che sappia far fronte alle emergenze e guardare al futuro, alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Occorre intanto rinnovare le infrastrutture, pensare un nuovo piano sugli invasi, ridisegnare l’intera rete per evitare le attuali perdite d’acqua.