GENOVA - La prima battuta è avvenuta lo scorso week in Alta Val Trebbia, fra Propata e Rovegno, ma non è stato trovato nessun cinghiale morto. Ufficialmente partirà solo nelle prossime ore la grande operazione di monitoraggio alla ricerca dei cinghiali uccisi dalla peste suina africana fra il basso Piemonte e i 36 comuni di Genova e Savona.
Saranno oltre settecento volontari che batteranno i boschi dei territori da Albisola Superiore a Sori, passando da Torriglia e Campo Ligure. Particolare attenzione sarà dedicata alla Valle Scrivia visto che i tre cinghiali risultati uccisi dalla peste dal sette gennaio ad oggi sono stati recuperati a Isola del Cantone e Ronco Scrivia.
A coordinare le ricerche saranno le guardie regionali, professionisti che conoscono bene il territorio e il comportamento degli animali selvatici: con loro tanti cacciatori, cinghialisti soprattutto, però rigorosamente senza fucili e senza cani. Ci saranno poi escursionisti del Club Alpino, appassionati di trekking e mountain bike. Molti opereranno con l'ausilio dei droni.
Come anticipato ieri dai vertici della Sanità ligure, la grande speranza è che la peste suina non sia ancora estesa, come farebbero pensare le poche carcasse di cinghiali rinvenuti nella zona rossa, in linea con i numeri degli anni passati.
In attesa del vademecun della regione Liguria che spiegherà cosa si può e cosa non si può fare nella zona rossa, Alisa, l'agenzia regionale della sanità, sta cercando di gestire il caso collaterale alla pandemia suina dei 500 maiali che in base alle normative europee rischiano di essere uccisi anche se sono sani. Si tratta di allevamenti, a gestione familiare di pochi capi, tranne poche eccezioni, come quello di Capenardo, nei prati sopra Davagna, sul crinale fra Liguria e Piemonte, che vende carne in una bottega del centro storico.
Problema nel problema è come macellare i maiali perchè nella zona rossa non c'è neanche un macello autorizzato a trattare i suini. Se così fosse i 500 maiali dovranno essere abbattuti con speciali proiettili captivi (di quelle che prima stordiscono e poi uccidono) o l'elettricità.
Ma il mondo animalista si è già mobilitato: tanti cittadini si sono offerti per adottare un maiale, richieste però, fanno sapere dalla Asl, destinate a essere bocciate, in nome della lotta pandemia.