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Attualità

Si tratta di pesci che cercavano il cibo 130 milioni di anni fa, quando ancora sulla terraferma c'erano i dinosauri a passeggio
2 minuti e 18 secondi di lettura
di Silvia Isola

GENOVA - Sono state scoperte le tracce fossili lasciate sui fondali dai più antichi pesci abissali, risalgono a 130 milioni di anni fa, quando ancora sulla terraferma c'erano i dinosauri a passeggio. Autore della scoperta è stato un gruppo di ricerca internazionale guidato dal paleontologo italiano Andrea Baucon, che assieme all'Università di Genova, con la collaborazione anche di ricercatori delle Università di Modena e Reggio Emilia, Pisa, Parma e del Museo di Storia Naturale di Piacenza, ha pubblicato uno studio sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze Pnas. A Primocanale racconta come "prima del nostro studio si conoscevano dei fossili relativamente molto recenti: noi abbiamo trovato delle tracce del Cretacico inferiore". Dieci anni di lavoro per il professore che oggi collabora con Unesco Geopark Naturtejo in Portogallo. 

Le tracce dei pesci che milioni di anni fa erano intenti a cercare cibo sono state rinvenute in 3 diversi siti paleontologici, nei pressi di Piacenza, Modena e Livorno. Ma fondamentale è stata anche la Liguria e i suoi mari per questa scoperta. 

"Le strutture che abbiamo trovato non sono fossili con le ossa, ma sono le escavazioni e le tracce lasciate dai pesci mentre nuotavano sul fondale. Quindi si tratta di strutture anche abbastanza enigmatiche e difficili da comprendere e per riuscire per riuscire a farlo i mari della Liguria sono stati fondamentali e nello specifico le spiagge di Spotorno e di Paraggi dove si possono trovare le escavazioni di triglie e cefali che cercano prede sul fondale"

All'epoca dei pesci, Paraggi, Spotorno, la Liguria ma persino il Mar Mediterraneo non esistevano: le aree del piacentino erano i fondali a 1500 metri di profondità di una Terra decisamente differente da quella che conosciamo. E il lavoro di ricerca è stato complicato per individuare quelle che sono tre diverse tipologie di segni: piccoli avvallamenti, 'binari' sulla sabbia e soprattutto la traccia sinuosa lasciata dalla coda di un pesce, segni inequivocabili della presenza di vertebrati, i più antichi vertebrati abissali.

"L'Università di Genova ha avuto un ruolo fondamentale: con me ha collaborato la professoressa Sara Ferrando, che ci ha permesso di fare degli esperimenti con dei denti di pesce attuali. In altre parole, abbiamo provato a strisciare i denti di alcuni pesci piuttosto strani, chiamati cefali, su della plastilina, proprio per verificare la possibilità che le tracce osservate sull'Appennino potessero essere prodotte da pesci", prosegue a raccontare il paleontologo Baucon le tappe di questa scoperta davvero unica. 

"Gli habitat abissali come quelli dove abitavano i nostri pesci di 130 milioni di anni fa sono completamente all'oscuro. Sono sottoposti a pressioni immense e inoltre la temperatura è prossima allo zero. I pesci, e più in generale i vertebrati, hanno dovuto sviluppare degli adattamenti molto specifici per conquistare questo ambiente, caratterizzato da condizioni estreme"

 

 

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