GENOVA - Adesione al 60% per i circa trecento iscritti della Ugl. Uno sciopero indetto per questo martedì 10 ottobre che ha fermato molti degli autobus che circolano lungo le strade di Genova. (Qui le modalità dello sciopero).
A spiegare il perché dello sciopero è il segretario regionale della Ugl Fna Roberto Piccardo che chiede all'azienda che gestisce il trasporto pubblico e al Comune maggiore concretezza e non proclami. "Non servono i proclami politici che ci dicono che tra due anni avremmo tutti i mezzi elettrici. I dirigenti non subiscono quello che subiscono i lavoratori e gli utenti - spiega Piccardo -. Ogni anno si ripresenta il problema dei climatizzatori che non funzionano, la percorrenza dei mezzi è insufficiente, c'è lo scalo delle vetture che crea disagi all'utenza e ai dipendenti. Ogni giorno c'è almeno un episodio di violenza e aggressione sui bus, i mezzi sono sporchi e gli operai sotto numero".
Un'analisi di quello che non va e che ha portato il sindacato a scioperare per 24 ore. "Chi sbaglia le scelte non paga - prosegue Piccardo - mentre autisti e verificatori vengono multati di circa 20 euro in caso di ritardo in uno stipendio di 1200-1300 euro. C'è poi il problema dei bagni che utilizzano gli autisti, spesso sporchi, con liquami e se piove si bagnano come in piazza Verdi. Soluzioni? Per la sicurezza siamo pronti a proporre degli autobus con il posto guida completamente separato come nei treni" spiega Piccardo.
Il sindacato annuncia già future mobilitazioni, in quel caso ci prepara anche a un presidio fuori da Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova. Come tutti gli scioperi lo stop ai diversi mezzi ha creato disagi ai cittadini ma l'obiettivo principale è sollevare il problema e farlo conoscere anche agli stessi utenti dei mezzi pubblici. "Abbiamo cercato di coinvolgere gli utenti con dei volantini nei bus in cui è presente il numero verde da chiamare per segnalare i problemi - spiega ancora il segretario regionale della Ugl Fna Piccardo -. Tante volte infatti chi usa i mezzi se la prende con gli autisti per delle situazioni in cui l'autista non c'entra o non può fare nulla".
Dall'altra parte c'è l'azienda Amt di trasporto pubblico locale che sul fronte sicurezza nei mesi scorsi ha stipulato un protocollo che prevede la presenza di personale delle forze dell’ordine per situazioni emergenziali o di sicurezza a bordo dei bus e istituzione di presidi in alcune zone particolarmente critiche; progressiva implementazione su tutti i mezzi dell’isolamento del posto di guida con cabine protette ed estensione dei sistemi di videosorveglianza a bordo; individuazione di capolinea e fermate bus a maggiore rischio di criticità, in termini di sicurezza, per l’installazione di nuove telecamere e una polizza assicurativa per la copertura di infortuni dovuti anche ad aggressioni e per una diaria giornaliera.
Tra le altre misure contenute nel protocollo, l’istituzione, ove necessario, di programmi di protezione e sicurezza attraverso la presenza di personale dedicato (anche guardie giurate), da utilizzare come deterrente nelle zone a maggior rischio; l’attivazione di programmi formativi specifici sulla gestione del conflitto, dedicati al personale ADT e VTV di AMT e a tutto il personale front line, per prevenire e gestire situazioni critiche; assistenza e supporto anche di natura psicologica, da parte di AMT, al personale vittima di aggressione; assistenza legale e costituzione di parte civile da parte di Amt nei confronti dei responsabili di eventuali aggressioni. Queste misure fanno di AMT un’azienda “best practice” nel panorama del trasporto pubblico italiano.