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Attualità

Ha raccontato la tragedia che ha segnato la sua vita in un libro "Ovunque tu sia"
3 minuti e 17 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

GENOVA - "Dieci anni fa mio padre ha ucciso mia madre, tra poco sarà libero, io e mia sorella abbiamo paura e ci sentiamo abbandonati dallo Stato. le istituzioni devono essere pronti a farsi carico degli orfani, per me e mia sorella non è stato così". A parlare a Primocanale, nello studio di Newsroom 28 ore 13, nella giornata contro la violenza sulle donne, è Pasquale Guadagno.

Il 25 aprile 2010 suo padre, Salvatore uccise sua madre Carmela, a Feletto Umberto (Udine). Pasquale ha raccontato la tragedia che ha segnato la sua vita in un libro "Ovunque tu sia" che nonostante il dramma vissuto vuole essere "di aiuto e di speranza per chi come me si è trovato a perdere da un momento all'altro due genitori".

"Mia madre Carmela aveva 38 anni quando è stata uccisa dall'uomo che diceva di amarla come spesso accade - racconta Pasquale - io e mia sorella siamo cresciuti nel terrore, nella violenza, nell’odio e oltre a subire io violenza in prima persona, ho assistito a quella su mia madre".

"Io e mia sorella siamo stati affidati alla famiglia di mio padre - spiega - io avevo 14 anni e mia sorella 18, un mese dopo la morte di mia madre ero in carcere, due volte alla settimana, a 17 anni mi sono ribellato e sono andato a vivere con mia sorella. Io non sono contrario a che gli orfani speciali vengano affidati ai parenti del padre ma dico che servono controlli adeguati quelli che sono mancati nel mio caso".

"A me e mia sorella è mancato un aiuto psicologico ma anche economico perchè si diventa orfani in un istante e occorre che le istituzioni diano risposte nell'immediato e lo si rimane per sempre".

"Esistono leggi che tutelano i figli delle vittime di femminicidio ma non sono attuabili - sottolinea Pasquale con amarezza -Io ho sempre avuto un carattere forte e per 10 anni ho nascosto quello che provavo in primis a me stesso ed era il mio modo di sopravvivere ma due anni e mezzo fa sono caduto in depressione ma per la legge io a 25 anni ero troppo adulto per ricevere l'aiuto dal fondo per orfani speciali e ho dovuto contare i centesimi per potermi curare. Sono diventato un orfano di femminicidio a 14 anni ma lo sono anche oggi che ne ho 27".

In questi giorni dopo la morte di Giulia Cecchettin il tema del femminicidio è tornato alla ribalta. "La morte di Giulia mi ha scosso moltissimo come ha scosso l'Italia e trovo assurdo che ci sia voluta la morte di una ragazza così giovane per farne un caso nazionale. La sua morte si poteva prevenire quindi spero che la morte di Giulia serva a cambiare il futuro e che le istituzioni capiscano che si deve intervenire sul serio. Indire un minuto di silenzio qua e là non serve a nulla solo a pulirsi la coscienza. Bisognerebbe fare ore, giornate e mesi di lavoro per cercare una soluzione concreta a questa problematica. Oggi una donna che denuncia viene comunque uccisa e dunque le altre perdono ogni tipo di speranza".

A gennaio il padre di Pasquale uscirà dal carcere. "Io e mia sorella abbiamo paura, in questi anni noi non siamo stati mai tutelati mentre lui ha sempre avuto occhi di riguardo sia in carcere che fuori. Nel 2018 abbiamo denunciato come, durante un permesso premio, abbia cercato di mettermi le mani addosso, ma nessuno ha mai detto nulla. Lui mi ha minacciato di morte davanti ai carabinieri. Nonostante i testimoni la denuncia è decaduta perché secondo la questura questo era un evento singolo. Ora che esce noi ci sentiamo come ci siamo sempre sentiti, soli, abbandonati e non tutelati. Io e mia sorella abbiamo un’attività a Udine e temiamo di trovarcelo fuori, perché, finché non ci fa qualcosa non possiamo fare nulla. Lo stesso discorso vale per le donne che denunciano e poi vengono uccise: devono solo sperare di sopravvivere per venire ascoltate".

 

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