GENOVA - Ancora nulla di fatto dopo l'assemblea di Acciaierie d'Italia che resta aperta ed è stata aggiornata al 22 dicembre. Con il fiato sospeso ovviamente anche i lavoratori dello stabilimento di Genova che dipende direttamente da quello di Taranto.
Durante l'assemblea il socio privato ArcelorMittal ha presentato una memoria di 12 pagine nelle quali si sottolinea ancora una volta l’inadempienza del socio pubblico Invitalia, e quindi dello Stato.
Una fumata nera dopo l’altra accompagnano da più di un mese il confronto fra le due parti e a questo punto si profilano gli scenari peggiori perché la questione ormai è chiara: il socio privato non vuole partecipare alla ricapitalizzazione necessaria per mandare avanti il siderurgico di Taranto.
Il futuro dell'ex Ilva resta appeso alla speranza che si sblocchi qualcosa e si trovi un soluzione per reperire le risorse che servono per mandare avanti lo stabilimento. Servono subito 300 milioni per le spese correnti tra cui la fornitura di gas necessaria per andare avanti. E c'è una ulteriore scadenza che si avvicina a grandi passi quella del 10 gennaio quando scadrà l’obbligo imposto a Snam dal Tar di continuare ad alimentare il polo siderurgico.
In tutto questo scenario è importante capire a che gioco stia giocando il socio privato, ovvero i franco indiani di ArcelorMittal. Perché se l’impianto dovesse chiudere verrebbe tolto un concorrente dal mercato europeo dell’acciaio aprendo nuovi interessanti scenari in Asia. Nel pomeriggio la premier Giorgia Meloni ha subito riunito i ministri per fare il punto della situazione e capire come fare le prossime mosse.
I SINDACATI -Nel frattempo è partito uno sciopero di 48 ore nello stabilimento siderurgico di Taranto dei lavoratori di esercizio dell’area Altoforni proclamato dai delegati Rsu Fim, Fiom e Uilm, che hanno inviato una comunicazione all’azienda diffidandola dal fermare l’impianto Afo2, già in fase di rallentamento della carica.
"Si è appena conclusa con l'ennesimo nulla di fatto l'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia - spiega Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm - oggi doveva essere la giornata della liberazione invece continua a essere una vicenda tragica che rasenta l'inverosimile", "Come è possibile che il Governo continui a tenere in piedi un'assemblea che ormai è sotto ricatto da parte di un socio di maggioranza da mesi e che continua a fermare gli impianti e si permette di presentare il conto, anziché prendere atto della sua gestione fallimentare? L'abbiamo capito da tempo che l'obiettivo è fermare gli stabilimenti e richiedere il risarcimento danni, dopo che sono stati artefici di una gestione che ha provocato solo fermate di impianti, cassa integrazione per migliaia di lavoratori e bruciato oltre un miliardo di risorse pubbliche"