GENOVA - Per le strade di Genova da oggi ci sono tredici nuove pietre d'inciampo per non dimenticare l'orrore della Shoah. È questa una delle iniziative varate dal Comune per il giorno della memoria, che poi l'ha presentata ai ragazzi di scuole medie e licei a Palazzo Ducale. "Sono contenta di vedere questo salone gremito di giovani - ha dichiarato l'assessore alla Scuola del Comune di Genova Marta Brusoni -. È un messaggio importante, è tanto che lavoriamo sui giovani e questo successo dimostra che stiamo lavorando bene. Qui ci sono ragazzi di superiori e medie ma lavoreremo anche con i bambini per far partire la memoria dai più piccoli".
La prima di queste "testimonianze" è stata posta nei pressi di via Dufour 11 alla presenza del consigliere comunale Angiolo Veroli in ricordo di Francesco Moisello, per proseguire in corso Magenta 5 con la collocazione di ulteriori tre Pietre in memoria di Ida, Arturo e Luciano Valabrega durante una cerimonia alla quale è intervenuto l'assessore a Urbanistica e Sviluppo Economico Mario Mascia, e poi in via Padre Semeria 21, in ricordo di Giorgina Milani ed Ettore, Bice, Maria Luisa, Giorgio, Roberto e Paolo Sonnino, in via Felice Cavallotti 11 per Marco Rignani, e in via Casaregis 4A per Bellina Ortona.
Presente anche Gunter Demnig, l'ideatore "Stolpersteine": "Il rabbino di Colonia mi ha detto che una persona è dimenticata solo nel momento in cui si dimentica il suo nome e questo è il motivo per cui abbiamo voluto mettere i nomi dove tutto è iniziato. La prima idea era quella di fare le targhe ma per evitare problemi con i proprietari delle case, in Germania, abbiamo scelto di mettere le pietre in terra. Pietre nelle quali, come ha detto un mio studente, si inciampa sia con il cuore che con la testa".
"Mettiamo le pietre d'inciampo perché siano un segnale di memoria, che deve suscitare sentimenti, idee e propositi per il futuro - ha dichiarato il sindaco di Genova Marco Bucci -. Vogliamo che la memoria di questi tragici fatti serva ad avere un futuro migliore per la nostra società, per la città di Genova e per le future generazioni. Gli studenti devono sapere queste cose: quando avevo 12-13 anni queste cose non si facevano, questo è un grande miglioramento per la nostra città".
Il sindaco ha parlato anche dei saluti romani di Acca Larentia: "Non è questa la memoria che vogliamo - ha dichiarato -. Vogliamo una memoria che ci spieghi e ci indichi il futuro. La memoria che oggi vogliamo sia diffusa ai nostri giovani è la memoria di cose tragiche che non devono mai più ripetersi. E su questo continueremo a fare il nostro lavoro e lo faremo in futuro ancora con più energia".