GENOVA - "Le mafie sono anche cosa 'nostra'". E' questo il titolo del ciclo di incontri organizzati a Genova da don Valentino Porcile con i volontari della chiesa di San Siro di Nervi. Tre incontri per sensibilizzare studenti e cittadini sul tema delle mafie.
Il primo protagonista sarà Tiberio Bentivoglio, imprenditore e commerciante di Reggio Calabria, testimone di giustizia che vive sotto scorta da anni. La prima intimidazione risale alla vigilia dell’attentato a Borsellino, il 18 luglio 1992, quando gli chiedono una tangente dopo l'apertura del suo secondo negozio. Da allora è stato un susseguirsi di incendi e intimidazioni, fino all’attentato del febbraio 2011, quando si salvò soltanto perché uno dei sei proiettili sparati verso di lui rimase conficcato nel marsupio che portava a tracolla. Nonostante questo non si è mai arreso, anche se ci sono stati momenti di sconforto che ha superato grazie anche alla moglie, e non si stanca di portare la sua testimonianza in giro per l'Italia. Ha scritto anche un libro "C'era una volta la 'ndrangheta. Ricordi e desideri di un uomo che l'ha conosciuta".
Bentivoglio la pensa come Falcone, la mafia sarà vinta. Per questo è importante denunciare. "Denunciare significa raccontare quello che accade, è un fatto di democrazia. Pagare il pizzo è contro la nostra Costituzione, significa commettere un reato".
Bentivoglio terrà due incontri aperti a tutti mercoledì 17 gennaio alle 18 e alle 21 nella Chiesa di san Siro di Nervi (viale Franchini). Bentivoglio incontrerà poi gli studenti del Marco Polo, del King e del D'Oria.
Il ciclo proseguirà lunedì 18 febbraio con Giovanni Gabriele, papà di Dodò, ragazzino di 11 anni ucciso dalla mafia e si concluderà con don Luigi Ciotti fondatore del Gruppo Abele e di Libera.