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Attualità

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di Dario Vassallo
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GENOVA - Esattamente 43 anni fa, il 24 gennaio 1979 alle 6.35 del mattino, come ogni giorno Guido Rossa, operaio dell’Italsider di Cornigliano, sindacalista della CGIL, esce dalla propria casa in via Ischia per recarsi al lavoro con la sua Fiat 850. 

Ad attenderlo ci sono tre brigatisti rossi - Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi – che gli sparano uccidendolo. Un omicidio compiuto per vendetta perché circa tre mesi prima Rossa aveva denunciato e fatto arrestare un fiancheggiatore delle BR, Francesco Berardi, attivo all’interno dell’azienda in cui lavorava.

L’omicidio, rivendicato con una telefonata al “Secolo XIX”, colpì profondamente Genova che pure era stata una città simbolo durante gli anni di piombo ma nello stesso tempo segnò in qualche modo la fine delle Brigate Rosse, avvitate su se stesse in un progetto che alienò loro completamente qualsiasi tipo di simpatia che certe frange della sinistra trovavano ancora in loro. Dopo si saprà che i brigatisti in realtà avevano soltanto l’intenzione di gambizzarlo ma uno degli attentatori decise autonomamente di sparargli al cuore. In questo filmato rivediamo la ricostruzione dell’attentato in un confronto tra Mario Paternostro e Franco Manzitti.