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Attualità

Una doppia bomba si abbatte sullo stabilimento e colpisce il ciclo della latta. Stoppato l'arrivo dell'acido cromico per mancanza di fiducia nei pagamenti. Fermato anche il rimontaggio di un impianto dove si stavano eseguendo i lavori di messa in sicurezza
3 minuti e 4 secondi di lettura
di Andrea Popolano

GENOVA - Una doppia bomba si abbatte sullo stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano: a rischio nell'immediato altri 250 lavoratori diretti più una cinquantina dell'indotto. Al centro i problemi legati all'incertezza del futuro della siderurgia in Italia e alla sicurezza degli impianti. Il nuovo problema questa vota riguarda una delle principali caratteristiche dello stabilimento genovese: il ciclo della latta.

L'azienda che forniva l'acido cromico ha sospeso le forniture. Vorrebbe infatti pagamenti anticipati, fatto al momento non possibile visto la mancanza di liquidità del gruppo Acciaierie d'Italia (composto dai franco-indiani di ArcelorMittal e la controllata dello Stato Invitalia). Senza l'acido cromico si ferma una sezione della produzione dello stabilimento (Elt1). 

Ma non è l'unica notizia che allarma i lavoratori dell'ex Ilva di Genova. Il secondo problema che si è abbattuto nelle ultime ore sullo stabilimento di Cornigliano riguarda tutta una sezione di lavorazione di un impianto: la ditta Tenova, che stava effettuando lavori di messa in sicurezza e ammodernamento dell'impianto, ha sospeso le lavorazioni. Di fatto l'impianto ha iniziato a essere smantellato, si doveva procedere con il nuovo montaggio necessario per fargli riprendere l'attività ma i pezzi sono stati lasciati all'interno dello stabilimento dagli stessi lavoratori della ditta che hanno fermato i lavori. Anche in questo caso potrebbe centrare la condizione di incertezza di Acciaierie d'Italia. Ora la situazione è preoccupante: manca un'intera parte dell'impianto e il rischio è che non venga più rimontata andando a creare come conseguenza il fermo dello stesso impianto.  

La divisione tra banda stagnata e banda cromata permetteva ai lavoratori dell'ex Ilva di spalmare le casse integrazioni. Il tutto si inserisce nel più ampio panorama legato al futuro dell'ex Ilva, un tavolo che si sta giocando a Roma con il governo chiamato a trovare una soluzione per superare l'empasse creata da ArcelorMittal con i suoi 'non investimenti'. I lavoratori di Genova chiedono garanzie. Il rischio maggior è che si arrivi a una cassa integrazione a zero ore e la cancellazione delle ferie. I lavoratori dell'ex Ilva chiedono che quest'ultime vengano almeno fatte godere visto l'impossibilità di vedersele pagate.    

Visto la situazione le Rsu di Acciaierie d'Italia di Genova hanno chiesto un incontro urgente per sapere quando sarà la data di ripartenza delle line di produzione Elt1 e Elt2.

La linea di produzione della banda stagnata, secondo le comunicazioni, dovrebbe ripartire il 15 febbraio ma i dubbi che aleggiano sul futuro dell'ex Ilva non lasciano dormire sonni tranquilli ai lavoratori dello stabilimento di Cornigliano. "La 'fuga' odierna della ditta d'appalto che dovrebbe proseguire l'importante lavoro di rifacimento della zona 'vasca di passivazione' è un segnale inequivocabile dello stop dei lavori. Attualmente la linea è letteralmente troncata in due ed inutilizzabile" denunciano le rsu dello stabilimento genovese che chiedono un incontro urgente.

L'obiettivo è ottenere risposte sul futuro dei lavoratori "in termini di cassa e sulle tempistiche della prosecuzione dei lavorati di rifacimento della linea di produzione Elt2 (banda cromata ndr) e del suo riavvio, riteniamo estremamente grave non aver convocato i rappresentanti sindacali su una possibile sospensione ai lavori, riteniamo altresì un comportamento inaccettabile non rispondere alle nostre innumerevoli richieste di incontro inviate. Nel caso non ci fossero risposte alle nostre richieste di incontro entro 7 giorni, valuteremo insieme ai lavoratori, qualsiasi forma di lotta necessaria".

Nello stabilimento di Genova sono impiegati circa mille lavoratori che da tempo denunciano la scarsa produzione arrivata ad appena un 20% rispetto al suo potenziale. Oltre a questo c'è tutto l'aspetto legato alla mancanza di investimenti da parte di ArcelorMittal e la carenza delle condizioni di sicurezza all'interno dello stabilimento. 

Nel frattempo presso i tavoli istituzionali vanno avanti gli incontri legati al futuro di Acciaierie d'Italia con il governo che cerca una soluzione per una fuoriuscita senza conseguenze da parte da parte del gruppo franco-indiano di Mittal.