GENOVA - Sarà don Luigi Ciotti martedì 28 maggio a chiudere il primo ciclo di incontri "Le mafie sono anche cosa nostra" organizzato da don Valentino Porcile. L'appuntamento è alle 18 nella chiesa di San Siro di Genova Nervi dove celebrerà la messa e subito dopo ci sarà un incontro aperto a tutti mentre la mattina incontrerà centinaia di ragazzi delle scuole.
Si tratta del quarto e ultimo incontro dopo quelli con Tiberio Bentivoglio, imprenditore e commerciante di Reggio Calabria, testimone di giustizia che vive sotto scorta da anni; Giovanni e Francesca Gabriele che lunedì 19 febbraio racconteranno la vita di loro figlio Dodò vittima innocente dell'ndrangheta a 11 anni mentre giocava a calcetto (LEGGI QUI) e ad aprile l'incontro con Bruno Palermo autore del libro "Al posto sbagliato".
Don Ciotti fondatore del Gruppo Abele, per il sostegno ai tossicodipendenti, e dell’associazione Libera, per combattere la violenza delle associazioni mafiose, il sacerdote, da anni attivo a favore degli ultimi, è il simbolo del 'prete di strada'.
Nato a Pieve di Cadore, in Veneto, il 10 settembre 1945, ha dedicato la vita al sostegno degli emarginati e alla lotta contro le mafie. Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui furono uccisi i giudici Falcone e Borsellino, il sacerdote fonda il mensile Narcomafie e, nel 1995, il coordinamento “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.
Don Ciotti vive sotto scorta proprio a causa dell’impegno contro la criminalità organizzata che gli ha fatto ricevere varie minacce, anche di morte, da parte dei capo cosca. Totò Riina dal carcere disse di lui: "Questo prete somiglia a padre Puglisi".