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Dopo mesi di tensione tra governo e Mittal arriva la presa di posizione netta da parte dell'esecutivo. Sì all'amministrazione straordinaria. A breve arriveranno i commissari a gestire gli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi e Marghera
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di Andrea Popolano

GENOVA - Finisce l'era ArcelorMittal, arrivano i commissari. Il sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano è chiaro e spiega che nelle prossime ore il governo prenderà in carico l'azienda. Finisce così l'epoca di ArcelorMittal dopo anni di mancati investimenti da parte del gruppo franco-indiano.

Dopo mesi di tensione tra governo e Mittal arriva la presa di posizione netta da parte dell'esecutivo. Sì all'amministrazione straordinaria. E allora a breve arriveranno i commissari a gestire gli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi e Marghera. Nelle prossime ore, massimo nei prossimi giorni, ha riferito il governo "saranno nominati i commissari straordinari per Acciaierie d'Italia assicurando che la scelta ricadrà su figure che abbiano una professionalità e una competenza specifica nel settore siderurgico e una conoscenza diretta degli impianti". L'obiettivo è quello di garantire la continuità dell'azienda e darle rilancio".

L'ex Ilva nel novembre del 2018 era diventa ufficialmente di proprietà di ArcelorMittal. Poi anni di diatribe. Nel 2019 il ricorso presentato da 180 cittadini di Taranto è accolto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo e condanna l'Italia a muoversi per tutelare il diritto alla salute. Passano altri mesi di tensione e nel novembre del 2019 ArcelorMittal comunica l'intenzione di recedere dal contratto di cessione, procedendo alla restituzione ad Ilva, in amministrazione straordinaria. Da quel momento in poi parte una lunga battaglia tra azienda, sindacati e governo.

Dopo il Covid, il 15 aprile del 2021 entra lo Stato che acquisisce il 38% delle quote con Invitalia (l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa). Mittal conserva il 62% delle quote e il nome cambia ancora, da Arcelor Mittal ad Acciaierie d'Italia. Più volte i sindacati hanno denunciato l'assenza di investimenti. A Genova sono circa mille i lavoratori dello stabilimento di Cornigliano a cui si aggiungono gli oltre 200 di Ilva in amministrazione straordinaria.

L'addio di Mittal però potrebbe non essere privo di conseguenze. All'orizzonte si prospetta un duro scontro tra governo e ArcelorMittal, secondo cui così c'è "una grave violazione dell'accordo di investimento". Il governo lavora per definire tempi e modi dell'operazione, con il pressing costante di sindacati e aziende dell'indotto ricevuti in serata a Palazzo Chigi per fare il punto sulla situazione. E parte il toto-nome per i commissari. Come riporta l'Ansa nella rosa all'esame ci sarebbero il commercialista Andrea Zoppini, l'esperto siderurgico Carlo Mapelli, ma anche i commercialisti Marco Costantini e Giovanni Bruno.

"Siamo a poche ore dalla fine dell'era Mittal e dalla nomina di un commissario. Abbiamo sempre sostenuto che la situazione era drammatica e bisognava anticipare i tempi con la salita del pubblico. Abbiamo chiesto al governo di mantenere il tavolo aperto alla Presidenza del Consiglio e di convocare immediatamente un confronto con le organizzazioni sindacali, luogo per luogo, in tutti i siti produttivi". Così il segretario generale della Fiom, Michele De Palma, al termine del tavolo a Palazzo Chigi con il governo sull'ex Ilva. "Ci sono problemi legati alla situazione degli impianti, alle condizioni di salute e sicurezza e di manutenzione. Abbiamo chiesto di modificare il decreto in sede di conversione per garantire anche la continuità produttiva, che è un elemento fondamentale. Il governo, abbiamo capito, vuole arrivare rapidamente agli investimenti necessari per la manutenzione. I 320 milioni di prestito però non bastano per il rilancio", ha spiegato De Palma.

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