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Attualità

3 minuti e 33 secondi di lettura
di Alessandro Mager*

Pubblichiamo la risposta all’editoriale di Maurizio Rossi “Sanremo è inadeguata a “Sanremo?” (LEGGI QUI) del candidato sindaco al comune di Sanremo Alessandro Mager.

Premesso che il Festival è un patrimonio della Città di Sanremo e della Nazione, non è la prima volta che le maggiori case discografiche, interessate agli importanti risvolti economici che la manifestazione ha raggiunto, innescano la polemica del trasferimento del Festival in altra sede, probabilmente nel tentativo di una trattativa economica più vantaggiosa con la Rai.

Ma veniamo ai contenuti che interessano la Vostra testata.

La convenzione attuale con la Rai scade nel 2025 e comprende quindi anche la prossima edizione del Festival.

I particolari della convenzione, come ogni contratto, sono coperti da riservatezza ma se vogliamo dare una valutazione delle entrate economiche dirette per il Comune, si calcola che tra convenzione e varie voci legate ai rapporti con Rai Pubblicità e l'indotto - tra cui accordi vari con soggetti terzi -, entrino indicativamente circa sei milioni di euro.

A ciò bisogna aggiungere il valore incalcolabile della promozione di cui beneficia la Città di Sanremo, sia in Italia che all’estero.

Il marchio “Festival della Canzone Italiana” e il marchio “Festival di Sanremo” sono di proprietà del Comune di Sanremo che ne autorizza l'utilizzo, in base alla convenzione, all'organizzatore del Festival.

Detto questo, al di là dei freddi numeri, occorre un'analisi più approfondita di tutto quanto ruota intorno al Festival della Canzone Italiana.

Riguardo alle minacce da parte delle principali case discografiche di trasferire il Festival in altra sede, si tratta di qualcosa di già visto: già nel 1975 e poi nel 2004 le Major boicottarono il Festival, inviando cantanti esordienti o semi sconosciuti al grande pubblico, con risultati di ascolto disastrosi. Il nodo da sciogliere è sempre quello economico: il confronto tra le case discografiche e la Rai, che rischia di coinvolgere il Comune, è dovuto al basso ritorno in termini economici lamentato dalle Major, poco più di un rimborso spese per i cantanti, a fronte dei ricavi crescenti per la Rai. Si tratta di un argomento sul quale il Comune non può intervenire direttamente.

Sul rapporto tra il Comune e la proprietà del Teatro Ariston si deve tener conto di diversi fattori di interesse per la città.

In base alla convenzione il Comune deve offrire la sede per la manifestazione.

Per quanto riguarda il rapporto economico tra il comune e l'Ariston, l'importo si basa sugli spazi occupati dalla Rai, che possono variare in base ad esigenze specifiche. L'impegno massimo di spesa è fissato comunque a due milioni e quattrocentomila euro iva compresa. Come detto è un impegno massimo.

Il Teatro Ariston al momento è l'unica struttura in grado di ospitare il Festival. È la sede storica del Festival della Canzone Italiana, fa ormai parte dell'immaginario collettivo, il suo nome è da sempre associato alla manifestazione. Il teatro è a sua volta una risorsa importante per la città: nel difficile panorama nazionale, che vede i teatri chiudere o sopravvivere grazie a contributi pubblici, l'Ariston - anche grazie agli introiti del Festival - si sostiene economicamente e porta a Sanremo spettacoli, eventi musicali e culturali tutto l'anno, oltre a garantire occupazione e ricadute sul territorio. Ogni considerazione su un Palafestival interamente comunale è naturalmente valida, partendo da una seria analisi che ne valuti la sostenibilità economica nel tempo e lungo tutto l’arco dell’anno, al di là dell'importante investimento iniziale".

Resta il nodo dei disagi che inevitabilmente la formula innovativa del Festival diffuso porta con sé, come ogni grande manifestazione: per esigenze organizzative tutto quel che ruota intorno al Festival deve restare in un'area circoscritta e relativamente vicina al Teatro Ariston, coinvolgendo tutto il centro cittadino. Le norme sempre più stringenti sul fronte della sicurezza, imposte dalla Prefettura, creano ulteriori ostacoli. Per fortuna la maggioranza dei cittadini sanremesi riconosce l'importanza dell'evento per l'economia cittadina e - pur non partecipando direttamente - ha dimostrato di saper affrontare il periodo festivaliero con spirito di sacrificio, mitigato dall'aria di festa e di internazionalità che in fondo a noi sanremesi piace molto.

Come ha recentemente ribadito il Sindaco Alberto Biancheri “sia il Direttore artistico che i cantanti hanno espresso complimenti e parole di ringraziamento alla città per la splendida atmosfera che si respirava”. Che dire di più?

Il Festival è Sanremo e non sarà certo una polemica pre-elettorale cavalcata ad arte da alcuni a metterlo in discussione.