La corsa all'elezione del nuovo presidente di Confindustria si arricchisce ogni giorno di nuovi colpi di scena. Venerdì la decisione di lasciare in corsa Edoaordo Garrone e Emanuele Orsini e di escludere Antonio Gozzi. I presidenti delle associazioni territoriali e di categoria hanno firmato una lettera indirizzata ai saggi di Confindustria, oltre che ai membri del Consiglio generale e al presidente Carlo Bonomi, già prefigurano una battaglia legale se il ligure Antonio Gozzi, numero uno di Federacciai e patron della Duferco, non verrà riammesso alla corsa elettorale per scegliere il futuro numero uno.
Nella lettera su parla di «colpo inferto alla dialettica interna, alla governance e alla vita democratica» e poi di «grave forzatura che pregiudica il nostro diritto di voto». Insomma termini duri che fanno capire il clima che si respira.
Con una «percentuale superiore al 25%», a fronte del 20% richiesto, il presidente di Duferco e Federacciai aveva le carte in regola per restare in corsa fino alla fine. Secondo fonti vicine a lui vicine, l’industriale dell'acciaio e dell'energia avrebbe raccolto un consenso diffuso, da Nord a Sud (Bergamo, Brescia, Napoli, Savona, Treviso e altre), e in molto settori cruciali per l’industria italiana e non solo in quella dell'acciaio ma anche farmaceutica, moda, legno-arredo, chimica, vetro, cemento e carta.
Edoardo Garrone ed Emanuele Orsini illustreranno i loro programmi nella riunione del Consiglio generale del prossimo 21 marzo per il successivo voto di designazione, già in calendario per il prossimo 4 aprile. Dal voto uscirà un solo nome, il presidente designato, per l'elezione andrà al voto in assemblea il 23 maggio. Ma i colpi di scena potrebbero non essere terminati perché Gozzi potrebbe anche pensare di rivolgersi alla Magistratura.