GENOVA - Una frase, uno sguardo a quello che stava succedendo intorno a lui. Così Magnus MacFarlane, che lavorava in un allevamento di salmone in Scozia e che nel 1992 aveva già organizzato camion di aiuti umanitari dopo lo scoppio della guerra in Bosnia, nel 2002 fonda l'organizzazione no profit internazionale “Mary’s Meals” per sfamare 200 bambini di una scuola in Malawi. A dargli la spinta le parole di Edward, ragazzino di 14 anni con la mamma in fin di vita che sognava solo cibo e la possibilità di andare a scuola.
I Gruppi di Preghiera della Regina della Pace in collaborazione con la Caritas Diocesana di Genova hanno invitato Magnus MacFarlane-Barrow a Genova per raccontare come nel giro di qualche anno l'associazione sia riuscita a sfamare 2.400.00 bambini in 18 paesi diversi.
Alimentare un bambino per un intero anno scolastico costa solamente 22 euro. Sono pasti che cambiano la vita e a volte salvano la vita. Molti bambini, infatti, possono mangiare una sola volta al giorno e quel pasto è offerto da Mary’s Meals a scuola.
Magnus MacFarlane nel 2010 è stato nominato dalla CNN “uno dei dieci eroi del mondo” e nel 2015 “Time Magazine” lo ha annoverato tra le 100 persone più influenti del mondo, e , come spesso dice, “il lavoro di Mary’s Meals è solo all’inizio”.
Come è nata Mary's Meals?
Nel 2002 lavoravo in Malawy, in Sud Africa. Era un anno di carestia, di fame. Lì ho incontrato questo ragazzino, aveva 14 anni e sua mamma stava morendo. Abbiamo parlato per un po', poi gli ho chiesto: "Qual è la tua ambizione?".
Si chiamava Edward. Mi ha guardato e mi ha detto: "Vorrei avere abbastanza cibo e un giorno vorrei andare a scuola". Da lì è iniziato tutto.
Così tanti milioni di bambini come Edward tutt'ora non vanno a scuola perché hanno fame. Il loro intero futuro gli viene portato via.
Da quell'incontro è nato tutto. L'idea di rendere accessibile un pasto ogni giorno all'interno delle scuole, così da soddisfare il loro bisogno di cibo e, allo stesso tempo, dargli la possibilità di venire a scuola e imparare, così da renderli liberi.
Qual è stato il primo step per la creazione di Mary's Meals?
Il primo step erano chiaramente i pasti: fin dall'inizio sapevamo che per far funzionare il tutto a farli dovevano essere le comunità locali.
Abbiamo incontrato quelle comunità e le abbiamo invitate a cucinare e servire i pasti ai bambini, e così funziona ancora adesso in tutto il mondo, dove ci sono decine di migliaia di volontari che lavorano ogni giorno.
Il secondo step era procurarsi il cibo. Anche quello doveva essere comprato localmente, ed è quello che cerchiamo di fare sempre, così da supportare i produttori locali e aiutare l'economia del posto.
Un doppio risultato per la vostra associazione
Penso che questa sia una delle bellezze di Mary's Meals. Stiamo facendo due cose insieme: per prima cosa soddisfiamo il bisogno di cibo dei bambini, allo stesso tempo affrontiamo le cause più profonde della povertà, i motivi che portano alla fame.
Lei è appena tornato da un viaggio in Etiopia, come è la situazione lì?
In tutti questi anni, e sono più di 20, non ho mai visto una situazione così critica come quella che c'è ora nel nord dell'Etiopia.
Sta accadendo sempre nello stesso posto in cui ci fu la terribile carestia del 1980, quella che spinse alla nascita di Live Aid e tante altre raccolte fondi. Oggi sono 4,5 milioni le persone che hanno urgentemente bisogno di aiuti alimentari.
Ho conosciuto così tante persone, soprattutto bambini, che stanno soffrendo la fame, sono malnutriti e lasciano la scuola. Solo in un piccolo villaggio ci sono 300 bambini che hanno dovuto lasciare la scuola perché avevano troppa fame.
Sono disperati e hanno bisogno di noi. Ho visitato ospedali pieni di bambini e neonati malnutriti. E la cosa preoccupante è che sembra che queste situazioni andranno solo peggiorando nei mesi a venire.
C'è bisogno di un intervento ancora più grande, più aiuti alimentari e più veloci.
Adesso abbiamo lanciato questo appello chiedendo supporto per il nostro lavoro così da estendere il programma. In Etiopia diamo da mangiare a 50mila bambini ogni giorno, ma possiamo espanderci, ci sono così tante comunità che hanno bisogno come quella di cui parlavo prima, dove i bambini non possono andare a scuola a causa della fame.
Cosa pensa oggi con quello che sta accadendo in Ucraina e in Palestina? Forse si fa fatica a ricordare tutti gli altri conflitti che accadono da anni in altre parti del mondo?
Penso che ci sia un rischio importante. Quando gli occhi del mondo sono puntati su situazioni come quelle di Gaza e dell'Ucraina, c'è il pericolo di dimenticare il resto del mondo, crisi come quelle in Etiopia, come ad Haiti e in Sudan. Penso anche che ci sia il rischio di sentirsi sopraffatti. I problemi sono tanti, cosa possiamo fare?
Dobbiamo ricordare a noi stessi che viviamo in un mondo dove viene prodotto abbastanza cibo per tutti, più di quanto ne serve effettivamente.
Non esiste una buona ragione per cui un qualsiasi bambino debba soffrire la fame. Credo che se tutti facciamo la nostra parte, anche piccola, possiamo cambiare queste situazioni. Il mondo non è senza speranza.
Cosa ne pensa di Genova?
Mi piace molto Genova. Sfortunatamente questa è una visita breve. Continuo a dire che devo portarci la mia famiglia per una vera vacanza.