GENOVA - "A poche ore dal crollo mi sono avvicinato al luogo della tragedia ed è impressionante, ho provato un vuoto immenso, spero che la città si riprenda come ha fatto Genova dopo il crollo di Ponte Morandi ma per il porto qui sarà molto peggio e anche la situazione sociale è più difficile". Così a Primocanale in diretta da Baltimora Elia Mannetta conosciuto a Genova come il "papà" dell'Acquario e che quasi 40 anni fa lavorò proprio per il gemellaggio tra Genova e Baltimora.
"Ieri sera hanno deciso di interrompere le ricerche perchè fisicamente non potevano più essere vive adesso stanno discutendo come potranno recuperare i corpi. La città è sotto choc - spiega Mannetta - e vedere dopo più di 40 anni vedere quel vuoto lì dove c'era una volta il ponte è scioccante".
Un sentimento che i genovesi hanno provato subito dopo il crollo del Morandi il 14 agosto 2018. "Ieri una delle telefonate che ho ricevuto è stata da una economista lì a Genova, Marta Muggiano, che proprio mi ha chiesto se l'effetto sarà lo stesso fra Baltimora e Genova e come ho detto a lei le differenze fra le due sono varie: numero uno la causa dell'incidente sono diverse; numero due l'incidente non solamente taglia un sistema anulare del traffico di trasporto nella città di Baltimora e anche fra il nord e il sud degli Stati Uniti, sulla costa est ma anche chiude un porto mentre a Genova ha dato interruzione al trasporto terrestre ma il porto di Genova non è stato toccato come qui è successo a Baltimora".
"Qui ci sono navi civili e militari che sono bloccate nel porto di Baltimora, non possono entrare o uscire, l'economia turistica delle crociere non potranno più venire qui fino a quando non si troverà soluzione e ora i traffici stanno andando a Norfolk. Baltimora come Genova ha il porto nel suo interno così dal porto di Baltimora uno può arrivare al 30% del territorio americano con 8 ore di camion e 40% della popolazione americana fino al centro degli USA, è il porto più vicino al centro degli Stati Uniti".
Mannetta nato in Calabria è emigrato negli Stati Uniti con la famiglia a soli 4 mesi. Conosce bene Genova dove ha vissuto alcuni anni proprio in occasione dell’Expo’ 1992. Manetta è considerato il papà dell’Acquario: “Mi hanno chiesto di trovare un locomotore economico per la città, è stato fatto uno studio ed è uscita l’idea di un acquario – spiega Manetta - ho messo insieme un’equipe architettonica e ho firmato il contratto per costruirlo”. La voce trasmette tutta la sua soddisfazione per un’opera che in un certo senso è diventato il secondo simbolo di Genova dopo la Lanterna: “Bisogna ringraziare il sindaco di allora Campart che comprese l’importanza del progetto, lui farmacista sapeva che per curare il paziente Genova ci volevano certe medicine…”.