GENOVA - Dopo il presidente della Regione Liguria Toti tocca ad altri due indagati agli arresti domiciliari, Aldo Spinelli e Matteo Cozzani, che questa mattina si sono presentati davanti al giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni per l'interrogatorio di garanzia sul caso che ha scosso i vertici della regione e del porto di Genova tra presunta corruzione e voto di scambio, con l'ombra della mafia.
Ieri Toti, come fatto in precedenza da Paolo Emilio Signorini, l'unico che è in carcere a Marassi, si è avvalso della facoltà di non rispondere ma l'avvocato ha dichiarato che vuole parlare e chiarirà tutto (LEGGI QUI).
Presunta corruzione, Toti si avvale della facoltà di non rispondere - LA NOTIZIA
AGGIORNAMENTO ORE 12
L'udienza di Aldo Spinelli non si è tenuta perché l'ufficio del giudice per le indagini preliminari non avrebbe inviato l'email di convocazione all'avvocato Andrea Vernazza.
AGGIORNAMENTO ORE 11.20
Uscito Aldo Spinelli, che ha dichiarato "gli avvocati mi hanno lasciato solo": l'interrogatorio slitta a lunedì. Spinelli ha dichiarato anche "male non fare, paura non avere". Alla domanda su Paolo Emilio Signorini avrebbe risposto "Signorini? un amico".
AGGIORNAMENTO ORE 10.45
"Il dottor Cozzani ha negato gli addebiti che gli vengono contestati ma non è entrato nel merito vista la mole di atti da studiare". Lo ha detto l'avvocato Massimo Ceresa Gastaldo, legale dell'ex capo di gabinetto al termine dell'interrogatorio davanti al gip, come riporta l'ANSA. "Ha spiegato che le esigenze cautelari non sono più sussistenti visto che non è più capo di gabinetto. E che si dimetterà appena revocati i domiciliari". Cozzani, ha concluso l'avvocato "ha mostrato massima disponibilità a chiarire in un secondo momento con i pubblici ministeri". Inizia l'interrogatorio ad Aldo Spinelli.
AGGIORNAMENTO ORE 10.20
Matteo Cozzani si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. L'interrogatorio è durato 20 minuti perché Cozzani ha effettuato delle dichiarazioni spontanee dove nega ogni addebito e si dice pronto a dimettersi da capo di gabinetto.
AGGIORNAMENTO ORE 10.00
Ha avuto inizio l'interrogatorio di Matteo Cozzani, dopo di lui parlerà Aldo Spinelli.
LE ACCUSE
Aldo Spinelli, per gli inquirenti lo zar del Porto, fra le altre cose è accusato di aver pagato 74 mila euro a Toti in cambio di favori: nell'abitazione dell'imprenditore sono stati sequestrati in cassaforte 216 mila euro in contanti e 25.000 dollari e sterline, più cinque fucili non denunciati.
Tocca anche al capo di gabinetto di Toti ed ex sindaco di Portovenere Matteo Cozzani che deve rispondere anche dall'aggravante mafiosa del 416 bis per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare Cosa Nostra, e in particolare il clan Cammarata del Mandamento di Riesi.
L’ex sindaco di Portovenere è finito agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta insieme al fratello Filippo Cozzani, imprenditore, e ai noti imprenditori milanesi Raffaele e Mirko Paletti, amministratori di società che operano anche nel Comune di Porto Venere.
Cozzani avrebbe anche avvallato la costruzione uno stabilimento balneare nell'oasi protetta dell'Isola Palmaria, davanti a Portovenere, la cui gestione sarebbe finita poi al fratello.
Secondo l’accusa, in occasione delle regionali liguri del 20 e 21 settembre 2020, Cozzani avrebbero inoltre promesso posti di lavoro per far convogliare i voti della comunità riesina di Genova verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”.
Il legale di Cozzani, l'avvocato Massimo Ceresa Gastaldo, esclude ogni collegamento con la mafia, "il mio assistito non ha mai avuto contanti con la criminalità organizzata".
Nell’ambito dell’inchiesta spezzina è stata applicata una misura cautelare interdittiva nei confronti di sei imprenditori, tra cui anche Saverio Cecchi (presidente di Confindustria Nautica e legale rappresentante del Salone Nautico), Alessandro Campagna (direttore commerciale del Salone Nautico), Ivan Pitto e Giovanni Olcese, entrambi attivi nel settore pubblicitari. Pitto è anche consigliere di amministratore dell’aeroporto di Genova.
Presunta corruzione, Signorini non parla e resta in carcere - LEGGI QUI
L'avvocato di Signorini, Enrico Scopesi, all'uscita del carcere ha dribblato i giornalisti e ha al telefono ha detto: "Le carte impongono una lettura attenta che non può essere fatta in carcere. Signorini sta abbastanza bene. Ha detto solo che, in una seconda fase, potrebbe eventualmente parlare con il pubblico ministero. Signorini ritiene di poter fornire una serie di spiegazioni. La priorità è adesso chiarire la misura cautelare e farlo uscire da Marassi".