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Attualità

La missione di Deborah: "Il mio obiettivo è quello di riqualificare il territorio, da soli non possiamo farcela"
2 minuti e 6 secondi di lettura
di Filippo Serio
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GENOVA - Poco prima di arrivare nella località di Trensasco, in val Bisagno, un cartello segnala l'inizio di uno dei percorsi che si possono intraprendere per arrivare ad una parte dell'acquedotto storico di Genova. Arrivati abbastanza in alto si può godere di una vista spettacolare sulla val Bisagno, ma il rovescio della medaglia mostra una realtà ben diversa. E' impossibile infatti non accorgersi della montagna di rifiuti che nel tempo di sono accumulati nei pressi di quella che è nota come "la casa bruciata", un rudere abbandonato ed immerso nel degrado.

E' lì che da circa un anno una cittadina, Deborah Sansalone, ha deciso di rimboccarsi le maniche insieme al padre ed al marito per tentare di riqualificare quello che rappresenta un patrimonio storico culturale. Deborah ci ha raccontato la storia della casa bruciata: "In questo posto fino ad aprile 2021 c'era un campo rom che ospitava circa 20 famiglie: dopo lo sgombero queste persone sono andate via, ma sono rimaste tonnellate di rifiuti di tutti i tipi."

Sacchi di rifiuti generici, vestiti, rottami, vecchi giocattoli, arnesi di ogni tipo: "il rustico - racconta Debroah - "era pieno di rifiuti per tutti e due i piani. Circa un anno fa abbiamo cominciato a riqualificare la zona; prima abbiamo chiamato due ditte private per lo svuotamento di questo rustico che in totale ha subìto circa 7 incendi. Poi ci siamo affidati alle nostre forze, io, mio marito e mio padre. Da un po' di tempo ho iniziato a piantare dei cartelli per raccontare la storia di questo territorio e chiedere una mano anche ai passanti. Anche portare via un solo sacchetto può fare la differenza"

L'ultimo di questi incendi è avvenuto nel 2014, quando una stufetta appartenente alle famiglie ha preso fuoco ed ha richiesto l'intervento dei vigili del fuoco: "I pompieri hanno dovuto accedere dal terreno di mio padre, ed hanno utilizzato la nostra acqua per domare le fiamme. Noi non abbiamo voluto chiedere nessun risarcimento perché siamo stati orgogliosi di aver potuto aiutare in qualche modo"

Ad accompagnarci anche Giovanni Zai, che si occupa del coordinamento per la tutela e la valorizzazione dell'acquedotto storico di Genova. Zai è d'accordo sul fatto che in questa specifica situazione così come sull'intero territorio sia necessario un restyling: "Questi cittadini sono meritevoli e dovrebbero essere aiutati sia dalla regione sia dal comune di Genova. Proprio al comune abbiamo chiesto un progetto per il restyling dell'acquedotto. Alcuni interventi sono fondamentali non solo per incrementare il turismo ma anche per garantire ai cittadini di poter usufruire di questo centro culturale e storico."