GENOVA - "Siamo assolutamente tranquilli, per questo non ci siamo neanche presentati, nel pc e nei due telefonini di Giovanni Toti non c'era nulla da controllare, nulla di penalmente rilevante".
Lo ha detto Stefano Savi, avvocato del presidente della Regione agli arresti domiciliari dal 7 maggio con l'accusa di corruzione e scambio di voto, parlando della copia forense di tutti i dispositivi elettronici del presidente di Regione.
Gli esperti della Procura hanno già effettuato il lavoro di copia, almeno la settimana scorsa. "È un fatto da cui non è emerso nulla. Continueremo con questa linea per la quale tutto quello che vorranno vedere - spiega Savi -, reperire o estrarre da strumenti informatici noi aderiremo. Abbiamo la massima tranquillità che da quello non possa uscire nulla di pregiudizievole".
Trapelano intanto altri particolari dell'arresto di Toti: il presidente il 7 maggio è stato arrestato alle sette del mattino in una camera di un hotel del centro di Sanremo dove era alloggiato da solo. Prima di bussare alla sua porta i finanzieri hanno avvertito l'agente della scorta, svegliato alle 6.40 in una camera della stessa struttura ma in un altro piano. Poi i militari e il poliziotto sono andati insieme a svegliare Toti.
Sul fronte dell'inchiesta cresce l'attesa per la data in cui i pm ascolteranno Giovanni Toti che da giorni si è detto disponibile a raccontare la sua verità. Altra data attesa è quella in cui sarà sentito il sindaco di Genova Marco Bucci, che non è indagato e sarà sentito come testimone. Il primo cittadino ha alimentato la curiosità di tutti affermando di essersi pentito di alcune cose, rifiutando poi di specificare cosa intendesse dire, "lo spiegherò ai magistrati".