GENOVA - Con il dibattito aperto da Maurizio Rossi sul progetto della Gronda (LEGGI QUI) torna sempre più attuale la situazione che vivono gli abitanti di quattro palazzi di corso Perrone, a Campi, che dai primi anni del 2000 aspettano, con la valigia fatta, di essere espropriati e invece sono ancora oggi costretti a vivere con i lavori del quartier generale per la costruzione di un progetto ormai vecchio e per cui mancano i soldi.
Un controsenso che si fa fatica a comprendere. Intanto nel 2022 è stato rinnovato il contratto di temporanea occupazione per pubblica utilità dell'area ex Colisa, la collina a qualche metro in linea d'aria dai piani più alti dei quattro palazzi (civici 92, 94, 96 e 98) per complessivi 111 mesi alle medesime condizioni economiche del precedente. L'accordo è stato sottoscritto il 26 ottobre di due anni fa tra Sviluppo Genova e Autostrade per l'Italia.
L'area dunque è stata occupata il primo dicembre 2022 e lo rimarrà almeno fino al primo marzo 2032.
"È dal 2001 che noi andiamo avanti con questo comitato perché da quel tempo ci hanno sempre detto 'Voi ci starete qualche anno non di più, date un po' di bianco perché voi ve ne dovete andare da qui. È una zona industriale, quindi voi lì siete di troppo'" ha spiegato a Primocanale Francesco Beretta, presidente del Comitato Quattro Palazzi. "Sono passati ovviamente gli anni, sono passati i vari politici di tutti i colori e siamo arrivati ad oggi, dove c'è l'allestimento del campo base della Gronda che da almeno quattro anni ci crea dei problemi inimmaginabili".
"D'estate non si possono tenere finestre aperte, d'inverno il rumore è ancora più assordante, addirittura vanno avanti anche di notte, sabato e domenica compresi".
Ventitré anni di attesa, di stop perché "non si possono fare lavori in casa perché tanto ce ne andremo" fino al 2020, quando Autostrade per l'Italia ha iniziato a portare camionate e camionate (decine di migliaia) di terra del Terzo Valico nelle aree della ex Colisa, la raffineria chiusa negli anni '90. Lì, dove prima c'erano gli orti dove i residenti crescevano zucchine, peperoni e carciofi, ora c'è un mucchio di terra "protetto" da muri di cemento che bloccano la vista degli ultimi piani, gru che continuamente si spostano alzando polvere e facendo rumore tanto da costringere tutti a vivere con le finestre chiuse. Tutto per quella che dovrebbe essere la costruzione della Gronda di Ponente, un'infrastruttura che tutt'oggi risulta in attesa dell'approvazione del ministero e senza fondi.
"Noi oggi abbiamo due richieste. La prima è rispetto a quello che ci hanno sempre detto, ovvero "quando faremo la Gronda, quando il progetto verrà firmato, Autostrade per l'Italia comprerà le vostre case e vi farà andare via. E Autostrade è anche venuta a valutare le nostre case, il problema è che era tre anni fa. Quando sarà allora? Quando riceveremo le offerte?".
Nel 2021 i tecnici di Autostrade avevano scattato foto e girato video per capire il valore delle case in vista dell'esproprio dei palazzi ma da quel giorno nulla: non una comunicazione o una notifica che faccia capire agli abitanti quale potrebbe essere il loro futuro ma soprattutto quanto dovranno rimanere ancora lì.
"L'altra riguarda la realizzabilità dell'infrastruttura" continua Beretta. "Autostrade qui sta spendendo milioni perché per allestire un campo così si sono già spesi milioni di euro e il lavoro va avanti, quindi o qualcuno glielo dice che la Gronda non si fa o qualcuno mi deve spiegare il perché questi vanno avanti indipendentemente da qualsiasi cosa.
"Loro sono chiusi in questo bunker, dalle nostre case vediamo che tirano su dei muri alti dieci metri, di cemento armato. Intanto noi non riusciamo più a dormire, i ragazzini non riescono più a studiare di giorno, ci creano tutta una serie di problemi che ovviamente sono legati a questo rumore assordante. E non solo la polvere, adesso hanno asfaltato, ma fino all'anno scorso ci arrivavano dei camion di polvere che ci costringevano a pulire i poggioli tutti i giorni".