Improvvisamente “quasi senza accorgersene”, come hanno scritto, annunciandolo, sua moglie e i suoi figli, se ne è andato Michele Marchesiello, 83 anni, uno dei magistrati più raffinati e e poi degli intellettuali più fervidi che abbiano illustrato questa città, spesso così avara e poco riconoscente.
Nato a Bolzano nel 1941 Marchesiello era arrivato a Genova alla Procura da La Spezia nei difficili anni Settanta. Aveva percorso la sua carriera con uno stile impeccabile di giudice pronto sempre a battersi con ogni arma della dialettica più elegante, ma forte, per l’indipendenza della magistratura.
Aveva ricoperto cariche importanti e impersonato ruoli delicati non solo nei suoi uffici in Procura, ma poi anche in Corte d’Appello, rappresentando anche tutta la categoria con la presidenza della Associazione ligure dei Magistrati.
Ha collaborato con il Consiglio Superiore della Magistratura, col Ministero della giustizia, con il Tribunale amministrativo dell’Aja alla Corte di Giustizia delle Comunità europee, con il Dipartimento di Stato Usa.
Era elegante, sempre impegnato a capire, insieme alla legge da applicare, i movimenti della società. Già da magistrato era uno di quelli che dialogava con la città, partecipava ai dibattiti cruciali sul ruolo dei giudici nelle tempeste che sono arrivate alla fine degli anni Ottanta e Novanta. Aveva equilibrio e saggezza e come una curiosità mai spenta che lo animava costantemente e che era non solo il suo bagaglio professionale.
Quando ha lasciato la toga il suo impegno intellettuale si è ancora più intensificato: amava molto scrivere. Ha lasciato non solo una ventina di titoli nei quali si decifra la vastità dei suoi interessi e dei suoi rapporti con un mondo culturale e letterario non certo solo giuridico, con il quale non ha mai smesso di confrontarsi. Si può ricordare la traduzione della “Storia del diritto americano” con Guido Alba e Giorgio Rebuffa, “Politica e Magistratura: la vocazione della responsabilità, un omaggio a Max Weberr, “Shakespearer in law : il diritto come commedia degli errori”, “Felicità ? 41 variazioni sul tema”. E ci sono anche tanti romanzi appassionati, ricchi dell’umanità che trasmetteva e libri sui casi importanti che coinvolgevano la città, come quello sul porto dopo la grande inchiesta del 2007-2008 a carico del presidente Giovanni Novi.
Marchesiello era sempre vivace, attento all’attualità stretta e per questo ha sempre scritto su giornali, riviste, periodici: da “Il Secolo XIX”, a Micromega, a Blitz quotidiano. Uno dei suoi ultimi pezzi è uscito nei giorni scorsi proprio su Micromega sul caso Toti.
Aveva come una fame insaziabile di produrre, scrivere, confrontarsi. Era stato uno dei componenti principali del Circolo “Primo Levi”, ai tempi della presidenza di Dello Strologo.
Negli ultimi anni viveva spesso nella casa di campagna vicino a Tagliolo, ma era sempre presente a Genova. Lo vedevi, carico di libri e, sempre, di entusiasmo, percorrere le strade del centro di questa città, alla quale ha sicuramente insegnato il confronto, la chiarezza delle idee, la possibilità del dialogo. Ti salutava e non mancava mai una riflessione acuta, un giudizio divertente, un commento che ti aiutava a capire.
Lui, magistrato “fedele”, ma aperto, ironico, scherzoso, allegro. Mancherà molto, non solo alla moglie Isa, ai figli Francesca, Giovanni Luigi, Lorenzo, Silvia e alle loro famiglie, cui non si può che essere molto vicini.