LIGURIA - "Rivedere i confini della zona rossa e allentare le misure restrittive per attività e cittadini". Sono queste le richieste dei sindaci dei 36 comuni liguri attualmente in zona rossa a causa della peste suina africana alla luce delle poche carcasse di cinghiale trovate infette in territori circoscritti, che si sono riuniti sotto la regia di Anci e alla presenza dell'assessore regionale all'agricoltura Alessandro Piana.
"Ringrazio Anci per la massima cooperazione sin dalle prime ore dell'emergenza - afferma Piana - Abbiamo chiesto ai Comuni di intensificare ulteriormente le attività di pulizia e il ritiro celere dei rifiuti organici, poiché anche gli avanzi di un pasto in luoghi accessibili agli ungulati possono farsi veicolo di contagio. La stabilità della situazione e l'elevata concentrazione di casi in una zona ben definita ci impone di liberare una vasta area della Liguria. Non accetterò un Vallo di Adriano. Abbiamo fatto la nostra parte su tutti i fronti: chiusure, sopralluoghi, monitoraggi, macellazione per rispondere prontamente all'emergenza, ci opporremo con decisione a imposizioni calate dall'alto"
L'incontro è stata l'occasione per fare il punto sulle difficoltà in cui versa l'economia globale dei comuni coinvolti, la maggior parte dei quali vive di turismo legato all'outdoor. "Considerando gli sforzi sostenuti dal punto di vista del contenimento e della ricerca, il prezzo pagato dal territorio è enorme in termini economici - afferma il direttore generale di Anci Liguria Pierluigi Vinai - Non crediamo che la strategia 'auto-segregante' abbia funzionato al meglio, abbiamo 'sterminato' i nostri suini e oggi sentiamo i sindaci che ci esprimono difficoltà per l'economia dei territori: non siamo disponibili a subire una nuova 'cortina di ferro'."
Gli amministratori chiedono una perimetrazione della zona rossa che tenga conto dei confini geografici e non amministrativi dei comuni, per rendere possibile "la più ampia gamma di libertà" nelle "aree cuscinetto" confinanti con le aree dei ritrovamenti: una zona rossa limitata, ad esempio, ai territori situati tra le due arterie autostradali, A7 e A26, sede di maggior rinvenimento di carcasse infette. Secondo i primi cittadini non ci sarebbero più i presupposti per rimanere tutti in zona rossa, considerati i numeri esigui dei ritrovamenti, 19, ad oggi.
Altra soluzione proposta nel corso della riunione è stata quella di isolare i grandi allevamenti, non i boschi, e considerare anche l'impatto psicologico delle misure restrittive sui cittadini: ipotizzare lo stop a tutte le attività legate all'outdoor comporta inevitabilmente l'inaccettabilità sociale davanti a prescrizioni considerate ingiuste. Ad oggi i ritrovamenti di cinghiali infetti in Liguria sono avvenuti 4 nel Comune di Isola del Cantone, 2 in quello di Ronco Scrivia, 3 a Campo Ligure, 4 a Rossiglione, 4 a Mignanego, 1 a Genova Est e 1 a Campomorone