GENOVA - "Nessuno deve dimenticare la tragedia del ponte Morandi": Paola Vicini, la mamma di Mirko il giovane impiegato all'Amiu travolto dal crollo del viadotto il 14 agosto del 2018 e ritrovato quattro giorni più tardi, dopo l'estenuante attesa di un miracolo che non si è compiuto, parla con il cuore in mano ospite di Primocanale.
"Ho avuto la sensazione - spiega Paola - che l'ultima commemorazione sia stata snobbata dai genovesi: vedere quel traffico scorrere lungo via Fillak mi ha fatto stare male. Capisco che fosse un giorno di lavoro infrasettimanale ma non posso accettare che una commemorazione come quella venga ormai considerata un fatto normale, perché non lo è".
Paola, che aveva affidato queste sue perplessità al nostro Michele Varì, nella giornata divenuta ormai tradizionale del suo incontro con il poliziotto (ora in pensione) Piero Nicora, l'uomo che l'aveva assistita e seguita in quei drammatici giorni, si è però sentita molto rincuorata dai messaggi che i cittadini hanno lasciato sul nostro profilo Facebook, proprio a commento di quell'articolo: "Mi ha fatto veramente tanto piacere sentire il coro di persone che si sono strette attorno a noi e alle nostra tragedia, sono convinta che i miei concittadini non dimenticheranno l'insensatezza di quello che è successo sei anni fa".
Ed è questo il punto che Paola vuole sottolineare, la morte senza un senso di 43 persone: "Non mi aspetto che le persone possano ricordare i nomi e le storie delle persone che sono morte a causa del Morandi, il dolore è un aspetto intimo e ognuno lo prova quando deve confrontarsi con la perdita di una persona cara. Ma qui il fatto è più grande e ci coinvolge tutti: nel 2018 non può crollare un ponte, non può succedere. Ognuno di noi poteva trovarsi sopra o sotto il Morandi in quella tragica mattina, Genova ha pagato un prezzo salatissimo per quella strage. E' questo l'aspetto che non può e non deve essere dimenticato".
L'incontro con Piero Nicora, il poliziotto che il 18 agosto alle 14.08 ha un appuntamento con Paola che non serve appuntarsi in agenda, ha un valore quasi catartico per questa donna forte che sei anni fa si è vista strappare il suo affetto più caro: "Piero è la mia memoria storica - racconta - non ricordo quasi più niente di quei giorni e lui è uno dei pochi flash che mi sono rimasti. Ricordo i suoi guanti tutti strappati che erano stati ridotti così dal suo incessante scavare sotto le macerie alla ricerca di qualcuno da salvare: è lui che mi racconta quei momenti, grazie a lui posso ricostruire il mio dolore, mettere insieme quel puzzle, Piero è la mia memoria".
E mentre le famiglie delle 43 vittime di questa assurdità fanno i conti con il dolore, l'assenza, lo smarrimento, lo Stato italiano ha un'occasione di riscatto con il processo chiamato a fare giustizia: "Fin dal primo momento - dice Paola Vicini - siamo stati fiduciosi nell'operato del tribunale; è in corso un dibattimento molto ampio e complesso, gli imputati e i loro avvocati sono molto bravi ad appigliarsi a ogni cavillo per allungare i tempi del processo e limitare le pene, ora sappiamo di questa possibile nuova perizia che potrebbe farci perdere altri 9 mesi. Speriamo che non succeda ma in ogni caso siamo certi che la verità verrà a galla e che i responsabili pagheranno per quello che hanno fatto".
Quando le si chiede un pensiero sugli imputati Paola Vicini si irrigidisce: "Non posso dire quello che penso". Poi però aggiunge: "Certe giustificazioni mi sono sembrate davvero vili, come quelli che temevano di perdere il posto di lavoro. Quello che non mi dà pace è il pensiero che nessuno si sia fermato, abbia alzato la mano e abbia detto "Dobbiamo fare qualcosa per evitare che questo ponte crolli, sarebbe bastata una sola persona". E poi ancora: "Forse loro e i loro familiari, sapendo in che condizioni versasse il Morandi, evitavano di prenderlo. Non mi stupirei se si scoprisse una cosa del genere".
Infine un appello e un grazie: "Li ho letti i commenti sulla vostra pagina Facebook, l'ho sentita la vicinanza della città, delle persone. Vi chiedo di continuare ad essere al nostro fianco, a supportarci in questa battaglia durissima".
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