GENOVA - “Un altro storico marchio abbandona Genova e lascia a casa i propri dipendenti. Ma noi faremo tutto quanto è necessario per tutelarli e per garantir loro la continuità di reddito”.
Maurizio Fiore, segretario Filcams Genova, spiega così la vertenza che sta coinvolgendo i dipendenti del bar ristorante Moody di piazza Piccapietra.
Oggi il sindacato, a cui sono iscritti tutti i 26 lavoratori, ha manifestato davanti alle saracinesche abbassate dello storico bar ristorante. Per chiedere un'alternativa vera per i dipendenti che vada oltre l'offerta a un trasferimento in altre sedi in cui i titolari del locale - una holding svizzera - gestiscono altri esercizi. Città come Ferrara e Padova in cui sarebbe però sconveniente trasferirsi visto che si tratta di lavoratori, camerieri, cuochi e bartisti, che oltre ad avere una famiglia guadagnano stipendi non elevati.
Tutto al Moody è crollato dopo l'incendio dello scorso settembre nei magazzini, pare per un corto circuito, che ha costretto il locale a chiudere. Si pensava sarebbe riaperto presto, e invece le saracinesche sono rimaste abbassate. Un rogo su cui fra l'altro ci sono ancora molti punti oscuri, come trapela dagli stessi lavoratori.
"Dopo l'incendio nei sotterranei la Filcams - ha spiegato Fiore - ha richiesto l'utilizzo temporaneo delle ferie e l’attivazione immediata degli ammortizzatori sociali. La società che ha acquisito il locale dopo il fallimento di Qui Group nell’incontro sindacale di lunedì scorso ha scartato la possibilità di riaprire in tempi brevi e trovare nuovi investitori utili a coprire i costi, ed ha scelto la scorciatoia più veloce e più drammatica, chiudere definitivamente e trasferire tutte le maestranze in locali sparsi in Italia".
Non solo la società elvetica si disimpegna rispetto a dipendenti e territorio, spiegano ancora dalla Filcams, ma ha dichiarato di non voler nemmeno attivare gli ammortizzatori sociali previsti dalle procedure, "ma noi non ci fermeremo qui - garantisce Fiore - ed a tutela dell'occupazione ci mobiliteremo già da lunedì prossimo davanti ai locali del Moody in assemblea permanente, nel frattempo però non possiamo che constatare come l’ennesimo marchio storico genovese abbia deciso di abbandonare la città”.