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Attualità

La prima parete d’arrampicata tecnologica multisensoriale ideata per migliorare le abilità sensoriali, percettive e motorie nei bambini affetti da disabilità multipla e/o complessa
2 minuti e 45 secondi di lettura
di Franco Nativo

Presentata presso il padiglione 1 dell'Istituto Giannina Gaslini di Genova la Multisensory Integration CLIMB, la prima parete d’arrampicata tecnologica multisensoriale ideata per supportare l’intervento precoce e migliorare le abilità sensoriali, percettive e motorie nei bambini affetti da disabilità multipla e/o complessa. Frutto di un intenso lavoro di ricerca e collaborazione tra esperti di neuroscienze, terapisti e ingegneri, il progetto si basa su solide evidenze scientifiche e rappresenta un’innovazione significativa nel campo della riabilitazione infantile. Durante l’evento di inaugurazione, specialisti e famiglie hanno potuto assistere alla presentazione di uno strumento che, con il connubio di tecnologia e approccio ludico, offre percorsi personalizzati per stimolare lo sviluppo integrato dei piccoli utenti.

Innovazione e scienza 

La Multisensory Integration CLIMB introduce un nuovo paradigma di sostegno per le famiglie e promozione dell’inclusione, evidenziando come l’unione tra innovazione e scienza possa elevare significativamente la qualità della vita dei bambini con bisogni complessi.
Questa tecnologia applicata allo sport è stata preliminarmente sperimentata su 34 giovani pazienti e 52 bambini con sviluppo nella norma. A partire dalle prossime settimane, verrà adottata in modo estensivo per i pazienti della UOC di Medicina Fisica e Riabilitazione dell’IRCCS G. Gaslini.
Progetto che nasce a quattro e più mani con l' esperienza della ricercatrice IIT Monica Gori nell’ambito dello sviluppo delle nuove tecnologie inclusive e riabilitative, da lei chiamate “tecnologie responsabili” La realizazzione di questa struttura ha coinvolto diverse ricercatrici e ricercatori di IIT tra cui Antonio Maviglia, Davide Delle Piane, Lorenzo Orciari, Walter Setti, Alice Bollini, Eleonora Montagnani, Nicolò Balzarotti e Serena Basta. Ha potuto contare su molti medici e riabilitatori del Gaslini come la Responsabile UOC, fisiatra Chiara Tacchino, la neuropsicomotricista Sara Cornaglia, la psicologa Ludovica Primavera, la terapista Occupazionale Marina Usai e la coordinatrice dei terapisti, fisioterapista Carla Ferrari e si è avvalso dell’esperienza di Paolo Granone, istruttore FASI, esperto di arrampicata.

Il taglio del nastro

Erano presenti al taglio del nastro oltre i già citati Renato Botti, direttore generale Istituto Gaslini, Angelo Ravelli, direttore scientifico Istituto Gaslini, Raffaele Spiazzi, direttore sanitario Istituto Gaslini e Giorgio Metta, direttore scientifico Istituto Italiano di Tecnologia - IIT.
L’idea di sviluppare questo dispositivo nasce dalla necessità di arricchire il difficile percorso riabilitativo ospedaliero del paziente pediatrico con soluzioni innovative, tecnologiche e ad alto coinvolgimento, che considerassero anche l’attività sportiva.

L'iniziativa

MSICLIMB è il primo dispositivo del progetto Sport Hospital, un’iniziativa nata 4 anni fa dalla visione di Gori e Bertamino di integrare attività sportive all'interno del percorso riabilitativo dei pazienti, con l'obiettivo di unire terapia e gioco in un ambiente stimolante. Lo sport ha un ruolo fondamentale nel promuovere il benessere fisico e psicologico e i due team Gaslini-IIT hanno lavorato per ricreare uno spazio dove questi benefici potessero essere accessibili anche a bambini e bambine con bisogni complessi. L’ispirazione è venuta dall’osservazione di quanto questi rispondano positivamente a stimoli ludici e multisensoriali e dal desiderio di sfruttare le tecnologie avanzate per personalizzare l’esperienza riabilitativa.
Questo dispositivo è stato ideato per migliorare il percorso di riabilitazione ospedaliera dei bambini, rendendolo più coinvolgente e innovativo grazie all’uso della tecnologia. L’obiettivo è integrare anche l’attività sportiva nel processo di recupero, come sottolinea la dottoressa Marta Bertamino, che da anni segue giovani pazienti colpiti da ictus L’idea ha preso forma grazie all’esperienza della ricercatrice