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Attualità

Dieci giorni in stanze buie e strette, illuminate solo dalla luce di una candela, a pregare che questa guerra finisca
2 minuti e 9 secondi di lettura
di T.O.
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GENOVA-"Stiamo resistendo, con l'aiuto di tutti riusciremo a vincere. In tanti sono voluti rimanere, anche fino alla morte" Sono queste le parole di Irina, cittadina di Odessa, ucraina che non si è persa d'animo neanche dopo dieci giorni chiusa in una cantina nella città gemellata con Genova.

Momenti difficili che però non sembrano spaventare i cittadini ucraini, anzi: "Vivevamo in pace, tranquilli in questa città che è la nostra casa, poi sono arrivate le bombe." Il sentimento legato al dolore è la rabbia, la voglia di vendetta nei confronti dei soldati russi: "Non ce ne andiamo, resistiamo. Finchè non sarà il nostro governo a dirci di evacuare, non ce ne andremo. La città è piena di persone che avevano la possibilità di uscire dal paese ma sono voluti rimanere, per combattere e resistere. Odessa era, è e rimarrà sempre una città ucraina, non russa. Attendiamo il nemico perchè vogliamo vendetta".

"Sono a casa di questa mia cara amica insieme alla mia famiglia e ai miei due cagnetti, stiamo nella cantina che è più riparata nel caso dovesse cadere una bomba." Dieci giorni in stanze buie e strette, illuminate solo dalla luce di una candela, a pregare che questa guerra finisca. "Cerchiamo di fare economia - continua Irina -, abbiamo abbassato il riscaldamento, mangiamo e beviamo meno, ma per adesso qui c'è ancora tutto, poi la mia amica è molto preparata. Ma ci sono tante città che non hanno più niente, da bere, da mangiare ma neanche più il segnale per vedere la tv."

Bombe, razzi, ma la guerra si insinua anche a livello psicologico tra russi e ucraini, persino tra i familiari: "Giravano tante voci ma nessuno poteva immaginare che sarebbe successa una cosa del genere, una guerra. Non potete immaginare quanti parenti e amici ho in Russia, ma oggi purtroppo non ci possiamo neanche parlare: non ci capiscono, non ci vogliono ascoltare. Ho chiuso i rapporti con mio cugino, gli racconto la verità, cerco di aprirgli gli occhi sulla gravità della situazione ma lui non mi crede. Allora ho tagliato i ponti, come si fa a non credere ad un parente, ad una cugina?" Si chiede con le lacrime agli occhi Irina. 

"Voglio ringraziare i nostri amici, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Vediamo tutto, gli aiuti e le manifestazioni. Voglio solo ricordare che solo così possiamo fermare questa malvagità. Quindi continuate, aiutateci a resistere e aiutateci a fermare la guerra - conclude Irina -."

"Pensate che a Cherson, una piccola cittadina, i russi hanno portato un aiuto umanitario, cibo e beni di prima necessità, ma gli ucraini hanno detto no, non hanno accettato."

 

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