Un'occupazione simbolica di tutte le fabbriche genovesi e uno sciopero di 8 ore per dimostrare che senza operai, tecnici e ingegneri, gli ingenti mezzi di produzione non sono nulla e le aziende metalmeccaniche sarebbero scatole vuote senza valore. È questa la protesta annunciata dai segretari generali di Fim, Fiom e Uilm per il 23 aprile con l'obiettivo di riaprire un tavolo di trattativa sul rinnovo del contratto di oltre un milione e mezzo di lavoratori metalmeccanici, circa 25 mila su Genova, 40 mila in Liguria.
"Il contratto è scaduto, il tavolo è bloccato - spiega Christian Venzano segretario di Fim Cisl - e siamo di fronte a una vertenza che è tra le più pesanti degli ultimi 30 anni. Abbiamo già fatto 24 ore di sciopero, ne faremo altre 8 ad aprile, il 23, con presidi davanti a tutte le fabbriche per riconquistare un contratto che è centrale".
Una giornata di "orgoglio" dei lavoratori metalmeccanici. "Noi chiediamo rispetto per le lavoratrici e i lavoratori - dice Stefano Bonazzi, segretario di Fiom Cgil - perché Federmeccanica e Assistal hanno avuto in comportamento inaccettabile. Hanno rotto la trattativa e attaccato unilateralmente la struttura e le regole di un contratto che è stato definito da entrambe le parti".
I sindacati chiedono un contratto in grado di redistribuire attraverso il salario la ricchezza che loro stessi producono e che in questi anni ha portato le aziende ad incassare profitti da record. "C'è anche un altro problema - spiega il coordinatore di Uilm, Antonio Apa - se non hai salari adeguati non consumi, e in una situazione di dazi se non rilanci la domanda interna è un 'cane si morde la coda'.
E poi speriamo che ci possa essere una spinta da parte delle imprese più grandi, penso a Fincantieri, Hitachi, Leonardo, nei confronti di Federmeccanica perché sono le più penalizzate sul versante della produzione".
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