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Attualità

"Riusciamo a fare circa 100 pasti al giorno, principalmente prepariamo zuppe, tante patate, qualche dolcetto, pochissima carne" spiega Passalacqua
1 minuto e 26 secondi di lettura
di T.O.
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KIEV-"Non mi fido di Putin, fino adesso hanno sparato su civili e corridoi umanitari quindi se parla di pace non mi fido. Sembra che i russi stiano arretrando, nonostante questo ancora esplosioni e allarmi" Costantino Passalacqua, ligure di Lerici che da anni vive a Kiev racconta ai microfoni di Primocanale come è trascorsa la notte nella capitale ucraina.

Era il 24 febbraio quando per la prima volte le truppe russe di Putin invasero il paese ucraino. Più di un mese dopo la guerra-lampo del presidente russo è un lontano ricordo: "Questa mattina però, a differenza degli altri giorni, ancora nessuna sirena - spiega Costantino -. Generalmente le bombe sono sempre in determinati quartieri, dove sono io colpiscono meno. Non so se siamo fortunati o se sono più al sicuro degli altri, visto che qualche volta hanno colpito anche solo ad un chilometro da qua".

Da una stanza di casa sua il lericino racconta come tutti, compreso lui, si stiano dando da fare per aiutare chi ha scelto di rimanere o chi, per un motivo o per l'altro, non è potuto andar via: "Siamo riusciti a riparare la cucina tra mille difficoltà e ora su sei fuochi ne funzionano solo due. Riusciamo a fare circa 100 pasti al giorno, principalmente prepariamo zuppe, tante patate, qualche dolcetto, pochissima carne. Aiutiamo anziani, disabili e donne rimaste sole con il marito al fronte.

Donne, bambini e anziani, in tanti hanno dovuto lasciare indietro tutto per poter arrivare in un posto sicuro lontano dai bombardamenti. Ora, dopo più di 30 giorni di guerra, tanti giovani uomini ma anche donne, hanno deciso di fare ritorno a Kiev: "Sta succedendo una cosa particolare, c'è ancora chi cerca di lasciare Kiev, ma sono in tanti che tornano in città, principalmente per difenderla".

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