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Attualità

Sono cinque i volontari che hanno preso parte alla missione umanitaria per portare medicinali, cibo e giocattoli. Il resoconto del viaggio a Dabas: "I confini non sono sicuri, si temono nuovi attacchi per colpire i profughi"
1 minuto e 18 secondi di lettura
di Linda Miante
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Oltre 2mila chilometri percorsi in 48 ore, l'incontro con donne e bambini in fuga dalla guerra, l'impossibilità di avvicinarsi al confine per il pericolo di nuovi attacchi. Queste alcune delle immagini rievocate da Rino Lupo, uno dei veterani della Croce Bianca di Savona rientrato questa mattina alle 4 dalla missione umanitaria a Dabas, cittadina dell'Ungheria a pochi chilometri da Budapest. Insieme a lui anche Luca Burlando (consigliere comunale di maggioranza), Adriano Chiavacci e Christian Amorelli. La Croce ha raccolto in un furgone medicinali, viveri, cibo per animali, giocattoli e uova di Pasqua per i più piccoli.

"Le autorità locali ci hanno sconsigliato di proseguire oltre. I confini sono in allerta, ci sono milioni di persone in attesa di passare il confine, perciò abbiamo affidato i beni di prima necessità a un centro di raccolta di Dabas. Siamo poi andati a visitare alcune unità abitative che ospitano le mamme con i loro figli. Non potrò mai dimenticare l'abbraccio con una delle donne e la sua bimba. Mi è corsa incontro per prendere la cioccolata. Siamo stati in silenzio, non c'era bisogno di parlare. Gli sguardi di quelle persone dicevano già tutto", spiega Lupo a Primocanale. 

"Per noi la difficoltà più grande è stata quella di affrontare l'emozione dell'incontro. Durante il viaggio di ritorno abbiamo parlato a lungo di questa esperienza che porteremo per sempre con noi", conclude il milite savonese. 

All'arrivo in Ungheria, il gruppo è stato accolto dal sindaco di Dabas, città gemellata con Albenga. Il materiale è stato raccolto grazie al sostegno di due supermercati di Savona, mentre l'Unione Industriali ha coperto le spese del carburante.