GENOVA-"Carolina era una ragazza di 14 anni, sportiva, intelligente, purtroppo l'invidia ma soprattutto l'ignoranza dei suoi coetanei l'hanno spinta a togliersi la vita". Ricorda così sua figlia Paolo Picchio, papà di Carolina, la giovanissima che nel 2013 si buttò giù dalla finestra di casa sua dopo aver ricevuto insulti e prese in giro sul web. La sua storia viaggia insieme a suo papà che ogni giorno rinnova il suo impegno per spiegare quanto le parole possano fare più male delle botte. Così aveva scritto nella sua lettera d'addio Carolina.
"Ciao ragazzi, ottimo lavoro. Le parole fanno più male delle botte, molto più male. A voi non fanno male? Siete cosi insensibili? Spero che adesso starete più attenti".
Ma la sua storia inizia prima, come quelle di molti altri ragazzi che finiscono online ripresi, resi vulnerabili dalla fotocamera di un telefono. Carolina è infatti diventata la prima vittima di cyberbullismo riconosciuta in Italia: grazie a lei la legge L. 71/2017, che porta il nome della sua professoressa, prima firmataria, ora aiuta a proteggere i minori dal bullismo sul web.
Bullismo e cyberbullismo, un bambino su cinque ne è vittima in Italia-LA NOTIZIA
"A una festa è stata fatta bere fino a perdere conoscenza. Cinque ragazzi ne hanno approfittato e hanno fatto esibizioni sessuali su di lei. Uno di loro ha deciso di riprendere tutto. Carolina ignorava che tutto questo fosse persino successo, tant'è vero che la mattina successiva, quando l'ho svegliata, le ho chiesto perchè avesse esagerato così. Lei mi ha detto 'papà, non mi ricordo niente'. Il video prima è stato fatto girare tra di loro, poi è stato messo in rete. Una ragazzina di 14 anni, anche essendo forte, si è vista attrice in un filmato in cui, sì, il corpo era suo, ma lei non era presente. La sua intimità è stata messa alla berlina del mondo. E poi le migliaia di insulti arrivati dalla rete l'hanno perforata, non ha retto allo sconforto".
I numeri scattano una fotografia preoccupante: ci sarebbe un 30 per cento di bambini italiani tra gli 11 e i 17 anni di età vittime di bullismo e cyberbullismo. E sono più le ragazze rispetto ai ragazzi (7,1 contro 4,6 per cento). Sempre percentuali troppo alte, e in continuo aumento, racconta Picchio: "Certo, grazie a lei è stato avviato il primo processo in Italia in cui 5 ragazzi sono stati indagati per reati gravissimi, è stata approvata la prima legge in Italia e Europa sulla prevenzione del cyberbullismo, ma questa non è una soddisfazione. Per questo ho riletto migliaia di volte il suo appello e mi sono sentito in dovere di costituire Fondazione Carolina per andare nelle scuole a parlare ai ragazzi: troppi parlano dei ragazzi, ma l'importante è parlare con i ragazzi".
In cinque anni 'Papà Picchio', così è soprannominato, è arrivato in migliaia di scuole incontrando più di 180 mila ragazzi. È troppo importante, è un fenomeno devastante ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di parlarne. Moltissimi ragazzi sono venuti a raccontarsi, vittime ma anche bulli. Prima di quel momento nessuno gli aveva dato la possibilità di ragionare, di pensare che dall'altra parte dello schermo c'è un essere umano e nessuno ha il diritto di perforarlo. Ci occupiamo di giovani ma anche e soprattutto dei genitori. Bisogna far capire loro come affrontare questi momenti, quando un giovane è vittima di cyber bullismo cambia completamente chiudendosi in se stesso: lì i genitori devono intervenire".
Lo stesso appello che fa ai giovani quindi, papà Picchio lo rivolge anche ai genitori:
"Molto spesso i giovani ci vengono a dire che non hanno punti di riferimento. Quindi il mio invito ai genitori è: tornate a riabbracciare i vostri figli. Solo così potete dirgli che ci siete, dandogli forza e l'opportunità di aprirsi".
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