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L'indignazione del genovese presidente dell'Associazione vittime del terrorismo ferito nell'1980 dai brigatisti a Genova: "Non capiamo le motivazione dei giudici argentini, noi vogliamo giustizia non vendetta"
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di Michele Varì

"Non capiamo la decisione dei giudici argentini che hanno rimesso in libertà il brigatista Bertulazzi, noi vogliamo giustizia e non vendetta".

Ferito perché capo del personale dell'Italsider

Lo dice a Primocanale Roberto Carlo Della Rocca (nella foto), genovese presidente di Aviter, l'Associazione vittime del terrorismo che il 29 febbraio del 1980 a 32 anni venne gambizzato sotto casa sua dai terroristi rossi perché a capo del personale dell'Italsider di Genova. Associazione, quella italiana, che con oltre 500 iscritti è la più grande d'Europa fra quelle dedicate alle vittime dei terroristi.

"La legge deve essere uguale per tutti"

"La nostra posizione sui terroristi all'estero è conosciutissima, i terroristi, io non li chiamo ex terroristi, che sono fuoriusciti dall'Italia con condanne definitive a loro carico per attentati che hanno riguardato i nostri connazionali, vadano non perseguiti ma arrestati affinché scontino la pena per una semplice giustizia, non di vendetta, tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, quando si entra in un tribunale è la prima cosa che si legge".

 

"Troppa tolleranza nei confronti dei terroristi"

Della Rocca poi aggiunge: "Non capiamo perché ci devono essere soggetti che devono essere diversi dagli altri per la quiescenza davvero inspiegabile di Paesi esteri, a partire dalla Francia, ma ci mettiamo anche l'Argentina. La motivazione su Bertulazzi è molto singolare, perché è stato vent'anni nello stesso domicilio in Argentina e sposato, non capisco le motivazioni giuridiche di questa scarcerazione, si dice che non poteva essere revocato lo status di rifugiato perché dichiarato nel 2004, non capisco, perché se uno nel 2004 viene dichiarato rifugiato politico è per tutta la vita?".

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