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2 minuti e 43 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Se Draghi non cambia idea andremo a votare nei primi giorni di ottobre, magari nel pieno di una rinnovata campagna vaccinale utile per affrontare l’ondata autunnale di Covid, già annunciata da qualche virologo. Ma perché ci spaventiamo così tanto del voto? Hanno votato da poco in Spagna e in Francia. Non mi pare sia accaduto qualcosa di tragico in questi due Paesi. Vorrà dire che voteremo sette mesi prima della scadenza naturale per ricostruire un Parlamento che non rappresenta più niente. Figurarsi che dentro le mura di Montecitorio oggi c’è una folla di Cinquestelle, un po’ amici di Conte, un po’ no, un po’ vogliosi di allacciarsi all’erede di Giulio Andreotti alla Farnesina, un po’ rudi fondatori che volevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, un po’ convinti di aver cancellato la povertà (lo annunciarono da un balcone ahimè si sa che i balconi portano sfiga), un po’ disperati di dover ritornare a casa. Ieri in un tg una parlamentare grillina entrava nell’auto con autista ? forse pensando al suo futuro post elettorale , probabilmente senza auto e senza conducente. Non ha rilasciato dichiarazioni. Ma appariva amareggiata, preoccupata. Perche’ voi sareste felici se vi annunciassero che fra pochi mesi perdete un posto di lavoro che vale qualche migliaio di euro mensili?

Conte, ottimo primo ministro nella incredibile sciagura del primo Covid, quando l’Italia ha fatto da cavia mondiale, fuggiva per le strade capitoline inseguito da un commando di giornalisti. Prima faceva parlare anche la sua pochette! Vedremo. Se Draghi non cambia idea andremo a votare. Si esauriranno i Cinquestelle come ansimano alcuni gruppetti centristi da duepercentoscarso? Credo di no. C’ e’ nel nostro amato Paese una grande massa di non votanti, delusi, stufi, agnostici, poveri, dimenticati che potrebbe risvegliarsi dal torpore e tornare a votare per qualcuno. Magari proprio i Trestelle o Duestelle.

Ma nel Parlamento ci sono anche tantissimi leghisti che, forse ma chissa’, non sono piu’ cosi’ tanti e magari anche meno affascinati dal Papeete e dalla filosofia salvinista.
Per non parlare dei forzaitaliani.Quanti saranno oggi davvero? E i centristi? E i famosenacarbonara del Calenda?

Probabilmente chi potrebbe guadagnarci davvero sarebbero quelli del Pd, magari senza praterie troppo larghe, ma non so in che misura e le truppe della Meloni che parla gia’ da leaderina.

Forse e’ proprio per tutti questi sconvolgimenti che sono un filo preoccupato. Cioe’ preoccupato di risvegliarmi il giorno dopo il voto e trovarmi a guidare il Paese uno o anche due ( ma uno basta e avanza) di questi leader politici. Cosi’ diversi dalle mie abitudini di vecchio da anni Settanta, avvezzo a ascoltare politici che si chiamavano Enrico Berlinguer (“Ho il timore di aver alzato un po’ troppo la voce...”) confessò una sera dopo una Tribuna politica al conduttore Rai. O Giulio Andreotti, o Ugo La Malfa. O Aldo Moro e persino Ciriaco De Mita o Bettino Craxi. O, con uno sforzo mnemonico Palmiro Togliatti che in Parlamento rivolgeva la parola soltanto a una ventina di compagni e spesso parlava loro in latino.

Ma no, lasciamo perdere. Non esageriamo. Questi di casa nostra non parleranno in latino, ma sicuramente si fanno capire molto di piu’ . Spiegano chiaramente quello che vogliono fare. Eccome!
Forse e’ per questo che mi auguro di rivedere Mario Draghi.