Giulio non è ancora arrivato e neanche arriverà, a Varazze. Sarà un agosto insolito e più triste, quello di tanti valligiani abituati a far visita a Giulio Torti sotto l'ombrellone della spiaggia frequentata per decenni al confine tra genovesato e savonese.
Oltre la tristezza, c’è l’incredulità di una notizia che nessuno poteva aspettarsi, con una simile rapidità , a seguito di una banale frattura del femore.
Giulio Torti se ne va e lascia un grande vuoto, non solo nella sua Sant’Olcese dove è stato sindaco per più lustri. In quel paese ha governato per oltre 20 anni e, seppur non più in prima linea, da lì ha proseguito a prevedere scenari politici locali, talvolta, apparentemente improbabili ai più: l’ultima, la sicurezza d’elezione in Regione per chi - dopo Angelo Cassissa - l’aveva seguito alla guida del municipio di Piccarello, ossia, il vice presidente del consiglio regionale Armando Sanna.
Profondo anti comunista, Giulio Torti, perfetto prototipo del democristiano doc, sapeva distinguere il valore delle persone a prescindere dai colori partitici. Dieci anni fa aveva accettato di indossare, con un po’ di fatica, una maglia totalmente rossa nel derby calcistico Stato contro Chiesa organizzato a Mignanego.
Negli ultimi tempi, faticava a condividere gli ideali percorsi dal Pd, senza far mistero di abbracciare le linee tracciate da Toti e Bucci che, peraltro, lo aveva designato, anche, al vertice di Villa Serra. Tutto questo, dopo l'esperienza in Provincia con il presidente Alessandro Repetto: pagina che lo inorgogliva quando ricordava gli interventi compiuti su sport e sociale.
La cosa più importante per Giulio - con quel nome evocativo della storia democristiana - restava la sua comunità e lì, fino in fondo, non rinunciava a dispensare consigli alle nuove generazioni amministrative: “Le elezioni non si vincono stando al telefonino sul marciapiede. Parlate con la gente, ascoltate, guardate negli occhi” spiegava, senza mai fermarsi, a intere generazioni di aspiranti politici.
Giulio Torti se ne va e lascia un grande vuoto, non solo nella sua Sant’Olcese dove è stato sindaco per più lustri. In quel paese ha governato per oltre 20 anni e, seppur non più in prima linea, da lì ha proseguito a prevedere scenari politici locali, talvolta, apparentemente improbabili ai più: l’ultima, la sicurezza d’elezione in Regione per chi - dopo Angelo Cassissa - l’aveva seguito alla guida del municipio di Piccarello, ossia, il vice presidente del consiglio regionale Armando Sanna.
Profondo anti comunista, Giulio Torti, perfetto prototipo del democristiano doc, sapeva distinguere il valore delle persone a prescindere dai colori partitici. Dieci anni fa aveva accettato di indossare, con un po’ di fatica, una maglia totalmente rossa nel derby calcistico Stato contro Chiesa organizzato a Mignanego.
Negli ultimi tempi, faticava a condividere gli ideali percorsi dal Pd, senza far mistero di abbracciare le linee tracciate da Toti e Bucci che, peraltro, lo aveva designato, anche, al vertice di Villa Serra. Tutto questo, dopo l'esperienza in Provincia con il presidente Alessandro Repetto: pagina che lo inorgogliva quando ricordava gli interventi compiuti su sport e sociale.
La cosa più importante per Giulio - con quel nome evocativo della storia democristiana - restava la sua comunità e lì, fino in fondo, non rinunciava a dispensare consigli alle nuove generazioni amministrative: “Le elezioni non si vincono stando al telefonino sul marciapiede. Parlate con la gente, ascoltate, guardate negli occhi” spiegava, senza mai fermarsi, a intere generazioni di aspiranti politici.
Un insegnamento in più, pure, per quelli che si preparano a un nuovo giro in Parlamento attraverso un'estate differente, non solo a Varazze.