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2 minuti e 23 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Sorrido leggendo le reazioni stizzite, mascherate da una modesta ironia, dopo l'invenzione - ennesima peraltro - di un Centro riformista a opera di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Penso che l’ultima occasione per creare un Centro politico in Italia sia proprio questa. Quando ormai nel Paese votano solo la metà degli abitanti, e i due schieramenti, nonostante gli sforzi di apparire uniti e solidi, non sono che  confusi tentativi di annullarsi reciprocamente. La cosiddetta sinistra spera  di stoppare la scatenata Meloni. La Destra Destrissima di governare per un po’ l’Italia, proponendo addirittura un presidenzialismo con tanto di candidato d’antan: il Cavaliere "personalmente di persona".

Non prenderei in giro Calenda e Renzi, perché è davvero tanta la sfiducia popolare, perché la stima per Draghi era reale , non perché sia un drago e scusate il penoso gioco di parole, ma perché almeno fino a oggi, non c'è mai stato da decenni nel nostro Paese un leader così rispettato.

Inoltre metà degli italiani che non vota più da tempo (sono tantissimi e contano tantissimo) potrebbe decidere di ritornare alle urne e , magari, scegliere proprio i più draghiani nel panorama politico.

Dunque tentare si può. Perché no? Chi lo vieta a parte alcuni commentatori di partito o movimento? Che non vuol dire avere il successo a portata di mano. Anzi. La sfida dei due neo-centristi è ardua.  Messi insieme fanno piu’ o meno il 6/7 per cento. I sondaggi variano di giorno in giorno. Se per un miracolo arrivassero a superare il 10, come auspica Lella Paita pronta a candidarsi in Liguria,  potrebbero diventare alleati appetibili. Come furono i socialisti di Bettino Craxi negli anni ‘80 quando comandarono con il 12 per cento. Qualcuno azzarda forse che Craxi non fu un leader?

E credo che da parte di molti le proposte riformiste dei due potrebbero interessare, tanto più se, chissà mai? riuscissero a convincere Draghi a ridiscendere in campo, diventando il nome di garanzia anche internazionale, caratteristica che manca a tutti gli altri aspiranti capi.

Dunque ha ragione Raffaella Paita a ipotizzare che il Terzo Polo potrebbe diventare decisivo sia come via per un ritorno di Draghi, sia come alternativa alle promesse pericolose di flat tax o aumenti fiscali, che oscillano tra destra e sinistra. Per non parlare degli aumenti delle pensioni, replay un po’ patetici in una stagione così tragica come quella che stiamo vivendo.

Aspettiamo i risultati prima di liquidare una proposta di Centro come velleitaria tout court. Anche in Liguria dove molti moderati vorrebbero meno destra senza essere costretti a puntare su un Pd incerto, almeno fino a oggi, per colpa di dirigenti anziani e deputati autorevoli che scelsero il matrimonio con i grillisti.

E a proposito di Pd, complimenti a Roberta Pinotti che ha deciso di lasciare spazio in Liguria a volti nuovi del suo partito. Dopo la rinuncia di Bersani un’altra prova di serietà politica in mezzo a tanta sciatteria.