Il governatore Giovanni Toti e il parlamentare Edoardo Rixi sono stati i primi, ma voglio sperare che molti altri esponenti politici, in particolare candidati al futuro Parlamento, risponderanno all'appello del nostro editore Maurizio Rossi e diranno se, per loro, Genova deve possedere o meno un aeroporto. Il dibattito lo ha riaperto l'ex presidente del porto genovese Luigi Merlo, partendo dal presupposto che anche da noi arrivino i treni veloci.
Nei giorni scorsi proprio Rossi si è incaricato di farci sapere che il quadruplicamento della Tortona, indispensabile per rendere davvero competitivo il Terzo Valico della Genova-Milano è sì previsto, ma con binari che non consentiranno l'alta velocità. Banalmente, una questione di costi. Come se su opere del genere, che definire strategiche è poco, si potessero anche solo ipotizzare i risparmi "da serva", per dirla alla genovese.
Siccome anche dal mondo dell'informazione credo che debbano salire delle voci, non lasciando Rossi da solo, lo dico chiaro e forte: giù le mani dal Cristoforo Colombo. Per un primo motivo: non è che se anche arrivasse l'alta velocità ferroviaria, da Genova, anzi da tutta la regione, si smetterebbe di andare a Parigi, Berlino, Madrid, Mosca (prima o poi questa maledetta guerra con l'Ucraina finirà) oppure negli Usa o in altri Paesi del nord e del sud America.
Da ciò discende una seconda ragione, persino ovvia: una città, Genova, e una regione, la Liguria, che ambiscono a essere interconnesse con il mondo, superando l'attuale isolamento di fatto, dovuto proprio alle carenze infrastrutturali, non possono ragionare "al meno". Lo dico anche da imperiese: il Colombo esercita già un ruolo che va ben oltre la sua genovesita'.
E poi: se ci sono treni che funzionano allora rinuncio agli aerei? Intanto i treni devo farli funzionare sul serio (basta leggere i puntuali report di cronaca della collega Elisabetta Biancalani per sapere che c'è moltissimo ancora da fare), però casomai gli aerei ce li aggiungo. E siccome devo migliorare tutto il sistema, faccio in modo che anch'essi funzionino come dio comanda: in termini di tratte coperte e di prezzi praticati. Voglio dire: se bisogna andare a Roma, siamo proprio sicuri che sia l'alta velocità a far preferire il treno e non i costi esorbitanti pretesi dal nostro vettore aereo, si chiamasse Alitalia o, adesso, Ita?
Dico di più. Poiché bisogna ragionare in termini di sistema trasportistico, credo che Genova e la Liguria debbano insistere anche sulle Autostrade del Mare, visto che sull'acqua possono viaggiare tanto le merci quanto i passeggeri. Da questo punto di vista la delusione è tanta per il mancato recepimento della proposta formulata da Msc e Lufthansa per l'acquisizione di Ita, perché si andava proprio nella direzione dell'integrazione di diversi rami di un sistema trasportistico. E se la ragione sta principalmente nel fatto, come mi è capitato di leggere, che l'offerta concorrente si farebbe preferire perché lascia spazio allo Stato, quindi alla politica, quindi ai partiti, beh peggio mi sento.
Ci sono molte buone ragioni, come (intanto) dicono Toti e Rixi, per affermare che Genova e la Liguria non devono affatto rinunciare al proprio aeroporto. Semmai, devono farlo funzionare, meglio e di più. Considerando le ferrovie e il mare non dei concorrenti, bensì una parte dello stesso sistema. Non è tarpandosi le ali che si mettono a posto, neppure sul terreno dei conti, una città, una regione, un Paese.