Il Salone Nautico, che il prossimo 22 settembre compirà 62 anni, è la manifestazione dedicata alla nautica più bella d’Europa. Lo dico con cognizione di causa perché ho avuto modo di vederli tutti, almeno i più importanti.
Cannes e Montecarlo sono prestigiosi perché si svolgono in due capitali del lusso ma sono piccoli e relativamente marginali; Venezia e Viareggio sono stati due tentativi ambiziosi ma inefficaci, Dusseldorf è ingegneristicamente magnifico ma il Reno non è il Mediterraneo e le barche fuori dal loro habitat sono affascinanti al primo sguardo ma in definitiva fuori posto. Nel mio cursus honorum c’è pure il Boat Show di Dubai: i grattacieli che circondano i moli esercitano certamente un’attrazione speciale ma, con buona pace dell’Emiro Rashid al Maktum, la varietà dell’offerta, la disponibilità di spazi interni e le dimensioni complessive non sono minimamente paragonabili a quelle del nostro Salone.
La premessa la trovo doverosa perché ricordarsi delle nostre qualità, vista l’attitudine tutta Ligure di parlare male di noi stessi, aiuta a rimettere le cose nella giusta prospettiva.
Ed è con questa consapevolezza, quella cioè di avere a disposizione un bene prezioso da valorizzare al massimo, che ci accingiamo ad assistere alla presentazione, e tra poco anche all’inaugurazione, della grande festa del mare e della nautica alla Fiera di Genova. Gli alberghi saranno pieni, i ristoranti e i bar pulluleranno di clienti con accenti e lingue esotiche e il capoluogo della Liguria sarà per cinque giorni al centro dell’attenzione dei media di tutto il mondo.
E non solo: il business di cui il Nautico è un importante centro di gravità è uno dei più importanti e promettenti del Paese, con numeri in controtendenza rispetto all’economia generale. Nel 2021 il giro d’affari della nautica in Italia, il dato è diffuso dal consueto Monitor della Confindustria di settore, ha toccato il tetto dei 3miliardi di Euro: il nostro Paese è al top in molte produzioni, dai maxi yacht (la metà degli ordini globali sono evasi in Italia) ai gommoni fino a molti ambiti degli accessori (che al Nautico di Genova dispongono di uno spazio ampio e fornitissimo).
Ma l’economia del mare non si limita alla compravendita o al charter delle imbarcazioni: sempre l’ultimo Monitor mostra il segno ‘più’ su diversi ambiti dell’indotto, dai posti barca stanziali e in transito ai rimessaggi, dalle manutenzioni alla vendita di carburante, dai servizi accessori alle attrezzature. Fatturati giganteschi e posti di lavoro in crescita che sulla Liguria hanno un impatto notevolissimo. Nella nostra regione sono immatricolate più barche rispetto a qualunque altra zona d’Italia, La Spezia è considerata la capitale della Nautica (per l’alta concentrazione di cantieri di alto livello e per numero di imbarcazioni prodotte). La Liguria, inoltre, in rapporto alla propria dimensione può considerarsi la regione dei porti turistici: solo Sicilia e Sardegna, che hanno però molti più chilometri di costa, hanno più ‘porticcioli’ di noi. Più in generale, in nessun'altra regione d’Italia l’economia del mare ha lo stesso impatto che ha sulla Liguria.
Con questi presupposti è una vera fortuna che Genova abbia deciso di investire sul waterfront di Levante, proprio la stessa area che ospita il Salone Nautico: quando saranno completate le nuove infrastrutture, il parco urbano, i parcheggi, oltre a essere grande e ben frequentato il nostro Salone sarà anche incastonato in un contesto di grandissimo prestigio, una cartolina di Genova che i visitatori riporteranno a casa propria.
Sarà quello il momento in cui il risultato che Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica, va ripetendo da anni potrà dirsi raggiunto: Genova non avrà più il Salone più bello d’Europa, ma il più bello del mondo. E per la Superba sarà un diamante prezioso da mostrare con ancora più orgoglio.