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di Mario Paternostro

Qualcuno vincerà. Tanto o poco. Poi, a breve termine, cominceranno i problemi di convivenza visto il tono della campagna elettorale e le differenze fra cosiddetti “leader” all’interno delle cosiddette “alleanze” che preferirei chiamare “accordi” e che sembrerebbero molto temporanei.

Perché la questione sarà: chi ha perso all’interno del centrosinistra o del centrodestra o, addirittura, del centro? Chi ha vinto? Per cui chi ha perso dovrà essere sostituito. Chi ha vinto dovrà comandare. E, finalmente, io mi auguro, come pochi giorni fa ha spiegato con grande chiarezza Romano Prodi, si dovranno fare i congressi.

Parola ormai inutilizzata nella politica italiana, mentre quando esistevano i partiti veri (non questi club di singoli) erano, a volte, persino troppi. Ma segnavano il termometro della democrazia interna, facendo prevalere l’uno o l’altro e usiamo pure quella parola che ci faceva orrore: le correnti.

Ricordo di essere entrato come inviato in un congresso della Dc dove si sarebbe dovuta riconsacrare la segretaria di Ciriaco De Mita e spuntò in tre giorni Forlani.

I congressi servono a pesare i partiti (o movimenti). Operazione oggi più che mai necessaria per l’andamento prossimo della politica nazionale. Pesare i personaggi dentro le formazioni politiche, sia a destra che a sinistra e al centro.

Congressi nazionali, ma anche congressi locali, da convocare al più presto dopo l’esito elettorale che in ogni caso porterà scombussoli anche nelle giunte regionali e comunali dove si sono candidati assessori e consiglieri. Insomma i rimpasti arriveranno e porteranno malumori o soddisfazioni. Ma senza congressi diventerà impossibile governare questi strani partiti di oggi e, sicuramente, assisteremo a scissioni e scissionette.

I congressi saranno utilissimi per scegliere veri alleati con cui condividere obiettivi e programmi. I congressi serviranno anche a realizzare il rinnovamento e verificare se e chi davvero lo vuole. E, magari, a segnare la fine dei segretari e candidati premier nati dal nulla, cioè dall’assenza di veri leader della politica.
Dunque speriamo che vada a votare tanto popolo.

 

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