O Confeugo, il Confuoco, è una cerimonia molto antica risalente al XIV secolo, ma è probabile che venisse celebrata anche prima. Per capire cosa fosse il Confuoco nel passato, occorre ricordare che il Comune di Genova aveva tre podesterie: del Bisagno, del Polcevera e di Voltri. Gli interessi delle popolazioni residenti nelle podesterie erano tutelati, fin dal 1270 dai cosiddetti Abati del Popolo, i quali cercavano di gestire le varie situazioni evitando tumulti, ma anche reclamando e sostenendo i diritti delle popolazioni loro affidate.
Ebbene il Confuoco era l’omaggio che gli Abati del Popolo, ben presto limitati al solo Abate del Bisagno, facevano alle più alte cariche dello stato genovese e dal 1339, anno in cui Simon Boccanegra divenne il primo doge di Genova, l’omaggio era fatto al Doge in carica. Era il saluto natalizio e di inizio d’anno; infatti nel medio evo l’anno cominciava proprio il giorno della natività, quindi il 25 dicembre. L’omaggio consisteva in un ceppo d’alloro ornato di nastrini bianchi e rossi (i colori del vessillo di San Giorgio, stemma di Genova) ed era trasportato su un carro trainato da buoi o da cavalli.
La cerimonia si svolgeva così. Il Doge aspettava l’Abate a Palazzo Ducale, l’incontro cominciava con il saluto di prammatica: l’Abate salutava il Doge dicendo: “Ben trovòu mesê ro Duxe” e il Doge rispondeva: “Ben vegnuo mesê l’Abòu”. A quel punto l’Abate illustrava al Doge i problemi della podesteria e ne reclamava la soluzione. Di solito il Doge anticipava parte dei soldi da investire nella podesteria, dando all’Abate un cartulario del Banco di San Giorgio (un assegno, diremo oggi). Calata la sera si dava fuoco al ceppo d’alloro, il Confuoco, che sarebbe arso per tutta la notte. A quel punto iniziava la cena offerta dal Doge.
Il popolino riteneva che le parti incombuste del Confuoco avessero poteri magici; per questo spesso si azzuffava per prenderne alcune creando così dei disordini. Quindi, se si temevano tumulti, il Confuoco veniva sospeso.
L’ultima cerimonia del Confuoco si tenne nel 1796 e si sa che l’Abate del popolo che fece l’ultimo Confuoco si chiamava Antonio Bazzurro, tipico cognome della Val Bisagno.
La cerimonia fu definitivamente soppressa dalla rivolta giacobina del 22 maggio 1797.
Questa è la storia del Confuoco, antica tradizione della Repubblica di Genova. Fu l’associazione A Compagna, nata il 21 gennaio del 1923 quale fedele custode delle tradizioni genovesi e liguri, a ripristinarla. Infatti il 24 dicembre 1923 venne solennemente consegnata al sindaco senatore Federico Ricci una pianta d’alloro adorna dei colori di Genova: rosso e bianco. La cerimonia fu nuovamente soppressa dal 1937, per essere ripresa dopo la guerra, precisamente nel 1951. Da allora si è svolta ininterrottamente fino ad oggi.
Attualmente il Doge è rappresentato dal Sindaco di Genova e l’Abate è impersonato dal Presidente della Compagna. La cerimonia riprende tutte le fasi dell’antico Confuoco: il saluto rituale, i mugugni dell’Abate, il rito del cartulario e l’abbruciamento Confuoco, costituito non da un ceppo d’alloro, che richiederebbe troppo tempo per consumarsi, ma da molte frasche d’alloro che bruciano più rapidamente. Il dono che A Compagna offre al Sindaco, quale titolare dell’amministrazione comunale, è un piatto di ceramica magistralmente dipinto dalla nostra bravissima artista: Elena Pongiglione.
Secondo il gusto moderno la cerimonia è arricchita da canti e balli e da gruppi storici in costume.