“Migranti, Parigi avverte Roma”: è questo uno dei titoli che mi è capitato di leggere, tra gli altri sullo stesso argomento, nell’odierna rassegna stampa. E qualunque cosa voi pensiate sul comportamento del Governo italiano in materia di immigrazione, quella francese è una presa di posizione inaccettabile da respingere con forza.
Premessa: sono moderatamente francofilo, mi piace la Francia e ne esercito la lingua ogni volta che posso; ho trascorso oltralpe tre anni della mia infanzia, per ragioni legate alla professione di mio padre, e ho ricordi dolcissimi della Normandia e della Costa Azzurra. La Francia è ancora oggi il luogo eletto in cui trascorrere le vacanze. Non scrivo queste righe, dunque, a causa di uno sciovinismo proiettato allo specchio. Scrivo perché penso che la volgarità delle affermazioni francesi sia alla base del cortocircuito che annienta le speranze dell’Europa di essere veramente unita.
Dove trova, il Governo francese, il coraggio di contestare le recenti prese di posizione del ministro italiano Piantedosi? In cosa l’Italia sarebbe ‘disumana’ o, per utilizzare le parole del portavoce Oliver Veràn, “contraria allo spirito di solidarietà europea”?
Perché per quanto sia discutibile la decisione italiana di lasciare un certo numero di migranti a bordo di una nave ormeggiata in porto, decisione su cui poi il Governo ha comunque ritrattato, è altrettanto se non maggiormente discutibile il comportamento francese alla frontiera che divide Ventimiglia da Mentone. Militarizzare il confine, impedire a centinaia di migranti francofoni e con famiglia in Francia di varcarlo è un comportamento umano? Lasciarli morire sotto i viadotti, nel greto dei fiumi o schiacciati dai tir in autostrada mentre tentano di trovare una via per espatriare è solidale? O forse la solidarietà europea è un concetto valido solo alle frontiere degli altri?
E’ questo, a mio giudizio, il grande limite dell’Europa: tutti gli Stati membri pontificano, spiegano e raccomandano ogni cosa, l'importante è che non li riguardi direttamente.
Se il diritto di attracco e sbarco è garantito illimitatamente a tutti coloro che arrivano in nome della solidarietà umana, come chiedono i nostri partner a Bruxelles, è indispensabile che la redistribuzione a livello internazionale dei migranti (tutti, non solo i potenziali richiedenti asilo) sia immediata e standardizzata e che l’accesso italiano sul Mediterraneo meridionale sia compiutamente trasformato nella frontiera esterna dell’Unione. Ci vogliono centri di prima accoglienza battenti bandiera europea, con personale sanitario proveniente dai 27 Paesi, finanziati in solido dalla fiscalità di tutto il continente. Ci vuole un protocollo sulla gestione dei migranti: suggerisco che una commissione valuti le attitudini linguistiche dei nuovi arrivati (circa la metà del continente africano parla francese, per esempio, e ciò è dovuto alla storia coloniale della Francia) e li redistribuisca tenendo conto di questo aspetto, oltre che a un più generale concetto di equa suddivisione dei costi economici e sociali che questa grande operazione umanitaria inevitabilmente comporterebbe.
Cari amici francesi, è arrivato il vostro momento. Ora si può finalmente mostrare la vera solidarietà europea. Fatevi portatori di questo progetto, equo e solidale: non l’Italia ma il mondo intero ve ne saranno grati. Il vostro ‘Armiamoci e partite’ è durato fin troppo.