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Da lunedì la nuova docuserie “Genova, addio ‘900" di Primocanale
4 minuti e 8 secondi di lettura
di Mario Paternostro

Sono convinto che l’ultimo ventennio del secolo scorso sia stato quello che ha trasformato Genova, facendola diventare davvero anche una città turistica. E abbia anche cambiato un po’ i genovesi. Trasformazione radicale della città determinata soprattutto dall’intuizione geniale di Renzo Piano, quando il sindaco Fulvio Cerofolini gli chiese di studiare un progetto per la città, anche in vista dell’Esposizione Colombiana del 1992. Ma anche incredibile e squassante cambiamento politico con la fine del partiti tradizionali, quelli che avevano costruito l’Italia democratica dopo fascismo e guerra. Cambiamento industriale e quindi sociale, con la fine delle Partecipazioni Statali che erano state l’ossigeno della città nella fase della ricostruzione. Cambiamento anche culturale.

Per tutti questi motivi abbiamo deciso che la nuova stagione di “Terza” il contenitore culturale di Primocanale realizzato insieme alla Fondazione Carige, fosse dedicato proprio all’ ultimo ventennio del secolo, dal 1979 al 1999.
Da lunedì (ore 18.30 e 22.30) comincerà la nuova serie curata con la collaborazione anche della Fondazione De Ferrari che possiede uno degli archivi letterari e musicali del ‘900 ligure più ricco che, ci auguriamo, sia salvaguardato e possa essere messo a disposizione degli studiosi con una sede dignitosa.

La docuserie prodotta da Primocanale verrà proposta con due puntate settimanali. Oltre a lunedì anche giovedì allo stesso orario, fino alla fine dell’anno per poi essere riproposta nel 2023. Si potrà comodamente vedere on demand sul sito www.primocanale.it.

La prime due puntate racconteranno la drammatica conclusione degli anni Settanta, con l’omicidio del sindacalista Guido Rossa, da parte della colonna genovese delle Brigate Rosse e un anno dopo, nel marzo del 1980 l’annientamento della colonna terroristica nel covo di via Fracchia con tutti i misteri che questa operazione si è portata dietro. Primo fra tutti che nel giardinetto della casa di Oregina fossero state sepolte le lettere che il presidente della Dc Aldo Moro scrisse prima di essere assassinato dai brigatisti che lo avevano rapito in via Fani nel 1978.

Questi due tragici fatti segnarono l’inizio della fine degli “anni di piombo”, gli anni ’70 che seminarono ferimenti e morte a Genova con una sequenza impressionante.

L’Archivio storico di Primocanale ci ha offerto fonti audio-video eccezionali di quegli anni. Le testimonianze, le parole dei magistrati in prima linea, i ricordi degli amici e dei compagni di lavoro di Guido e un’intervista allo storico Sergio Luzzatto che apre alcune ipotesi sul perché, dopo essere stato colpito a una gamba dal primo brigatista, Rossa fu ucciso con il colpo di grazia da parte del capo della colonna, Riccardo Dura.

Abbiamo deciso con il presidente della Fondazione Carige, Paolo Momigliano, di coinvolgere i giovani per vedere se conoscevano qualcosa di quel periodo importantissimo. Sanno poco o pochissimo. Lo hanno rivelato le interviste raccolte durante le “movide” da Silvia Isola e Aurora Bottino, giornaliste di Primocanale. I giovani non hanno colpa. Assolutamente. Anzi, qualcuno si è documentato. La scuola non arriva agli anni di piombo e nessuno racconta loro che cosa c’era prima del 1980 in piazza De Ferrari dove ora al grido di “Tutti a Deffe!” prende vita la sera dei week end una notte che vent’anni fa non esisteva, dove protagonista è una parte del centro storico recuperata dall’abbandono, anche se, proprio in questi giorni, ancora piena di gravi problemi di sicurezza e di vivibilità.



“Genova, addio ‘900” racconterà anche la politica, i sindaci che si sono avvicendati a Palazzo Tursi, dalla sinistra di Cerofolini al pentapartito di Campart, dalla sinistra di Merlo, Burlando, Sansa e Pericu alla fine della Dc e del Pci, stravolgimenti politici che ebbero, logicamente, profonde conseguenze anche a Genova e in Liguria.

Poi le vicende del Ponente genovese, con personaggi come il sindacalista Franco Sartori e le donne di Cornigliano, Leila Maiocco e Patrizia Avagnina, poi la privatizzazione del porto, con la sfida tra Roberto D’Alessandro e Paride Batini. E una carrellata di personaggi che hanno lasciato un segno profondo: da Duccio Garrone a Guido Albertelli, dal cardinale Siri a don Gallo e don Baget Bozzo, da Eugenio Montale a Edoardo Sanguineti, da Ivo Chiesa e Carlo Repetti, da Fabrizio De André a Bruno Lauzi. Fino a Vittorio Gassman e a Renzo Piano che insieme realizzarono quell’indimenticabile “Ulisse” nel porto antico che l’architetto restituì alla città e che ha cambiato il nostro modo di “usare” Genova.

Vi proporremo alcune chicche: un’intervista agli architetti Ignazio Gardella e Aldo Rossi progettisti del nuovo teatro Carlo Felice, una al professor Edilio Frassoni uno dei massimi esperti italiani di voci liriche. Non mancheranno i fatti di nera. Uno per tutti, l’anno angosciante con i diciassette omicidi del serial killer Donato Bilancia. E un angolo dedicato a Genoa e Sampdoria con il solito rosario di dolori e gioie insieme a figure importanti come Paolo Mantovani e Aldo Spinelli.

Riaccenderemo la memoria, operazione che fa molto bene in questi periodi difficili. Lo ha ripetuto il sindaco di Genova, Marco Bucci, durante la presentazione della docuserie. Fa bene non solo ai politici, ma anche ai cittadini.