Li ricordo come fossero adesso i giorni in cui Ventimiglia viveva l'emergenza dei migranti e il suo sindaco, Enrico Ioculano, oggi consigliere regionale ligure, che venne lasciato solo, solissimo, di fronte a un problema enorme. Anche allora c'erano una Francia tracotante, un'Europa assente e un'Italia incapace della qualunque. Rammento quando Ioculano se la prese con il suo stesso partito, il Pd, accusandolo di stare a guardare come se la cosa non lo riguardasse. Per un po' divenne persino il campione del centrodestra, anche se lui faceva un ragionamento semplice semplice: "Dagli avversari me lo posso aspettare, dagli amici no".
Temo che il nostro premier, Giorgia Meloni, si trovi più o meno nelle stesse condizioni. Non tanto di solitudine, che semmai rischia a livello europeo viste le posizioni di Francia e Germania, quanto di "incazzatura", mi si passi il termine oxfordiano, perché le difficoltà maggiori le arrivano da alleati (presunti) come la Lega. A differenza di Ioculano, lei non lo può dire, ma le condizioni sembrano esattamente le stesse: la prova di forza che la Francia rinnova a Ventimiglia, anche se ha pelosamente fatto sbarcare a Tolone i migranti di una nave Ong, un'Italia che non sa quali pesci prendere e una Unione europea decisamente debole. Fallimentare.
A questo proposito, si dice: Bruxelles non ha una politica estera unitaria e univoca. Invece, com'è sotto gli occhi di tutti, sull'Ucraina ce l'ha. Peccato che lì la linea la dettino gli Stati Uniti, attraverso la Nato. Dei migranti, invece, agli Usa non frega niente e allora l'Ue si muove in ordine sparso. Con il corollario di polemiche e di incidenti diplomatici vari.
La questione di fondo è che tanto Roma quanto Parigi gestiscono questa partita guardando più ai problemi interni, per non dire esclusivamente, che pensando a come davvero si potrebbe affrontare il problema epocale dell'immigrazione. Eppure non dovrebbe essere complicato, pur parlando di un argomento complicatissimo: serve un piano specifico dell'Italia e serve un piano specifico dell'Ue, nel quale quello italiano si incastoni. L'idea non è mia, ma del sindaco di Imperia Claudio Scajola, che ospite di La7 nella sua veste di ex ministro, ha detto poche, chiare e condivisibili parole.
Il sottinteso è che in tutta questa storia di innocenti non ce ne sono affatto. Come plasticamente dimostra in queste ore la Francia, che a Ventimiglia mette in atto una serie di controlli che giustamente il governatore ligure Giovanni Toti definisce"in palese violazione dei patti di Schengen". Secondo i quali, invece, bisognerebbe essere liberi di muoversi abbattendo le frontiere. Domanda: si riuscirà a venirne fuori, come dice Scajola o in virtù di una proposta che abbia insieme il dono del buon senso e della concretezza? Non lo so. Di sicuro mi sembra che l'orologio sia tornato indietro di qualche anno, rivedendo Ventimiglia, la Francia, l'Italia, l'Europa... Peccato che guardando indietro non si possa andare da nessuna parte.