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di Luigi Leone

Marco Bucci era eleggibile. Dunque resta sindaco di Genova. Ha prevalso la differenza che il tribunale ha riconosciuto esserci fra il Commissario di Governo, cioè una figura strutturalmente incastonata nel sistema, e il Commissario Straordinario, cioè uno nominato "ad hoc" per occuparsi di una determinata questione. La ricostruzione del ponte ex Morandi, nello specifico.

La sentenza può servire a chiarire i dubbi di chi li aveva, ma vi si è arrivati perché qualcuno ha utilizzato l'argomento per fare lo sgambetto a Bucci. E proprio qui sta il busillis di tutta la storia.

Punto uno: come giustamente ha osservato Raffaella Paita, "gli avversari non si sconfiggono per via giudiziaria". Invece nel caso del sindaco di Genova è sembrato proprio che si sia cercata la scorciatoia della magistratura civile per provare a rigiocarsi la partita perduta nelle urne.

Punto due. Tra i firmatari della "denuncia" c'erano anche persone che a lungo hanno incarnato le istituzioni dalle quali provenivano: il Tribunale, la Corte dei Conti, l'Università. Volutamente non ne faccio i nomi, peraltro conosciuti a chiunque si sia informato anche marginalmente della vicenda. Voglio dire che non interessa chi siano, bensì interessa ciò che hanno rappresentato. E non è piacevole, questo invece lo dico con chiarezza, sapere che avrei potuto avere a che fare con chi è stato pronto a conclamare la sua appartenenza appena uscito da quella istituzione di cui è stato a capo.

Di più. Oltre all'accusa di essere tecnicamente ineleggibile, contro Bucci si stagliava un'altra responsabilità: aver tratto beneficio elettorale dal suo essere Commissario Straordinario. Una contestazione paradossale. Al sindaco veniva cioè imputato di aver fatto bene il suo lavoro e di aver fatto tirare su il ponte San Giorgio in tempi record per l'Italia e con le spese previste fin dall'inizio.

Non è casuale che in tutto lo Stivale si parli di "modello Genova", frutto del positivo combinato disposto fra le iniziative del governo e quelle del Commissario. Sarei curioso di sapere se la "denuncia" sarebbe egualmente scattata qualora Bucci quel ponte non fosse riuscito a farlo tirare su.

In pratica: il merito si sarebbe dovuto certamente condannare. Per il demerito, forse sarebbero potute bastare delle ordinarie contestazioni. Non ho la controprova, ma forti sospetti sì. E se Bucci non fosse stato eletto? Niente di niente, temo, perché il bersaglio era lui, mica il chiarimento.

Per fortuna, dei giudici hanno rimesso le cose a posto, incidentalmente tutelando anche la volontà popolare. Non è secondario. Notoriamente non ne ho avuto mai una grande simpatia, ma non si può dimenticare che Bucci abbia largamente vinto le ultime elezioni. Una ragione ci sarà pure e anche per questo tutta la vicenda lascia un retrogusto amaro.

È vero che ci sono norme troppo spesso estensibili di qua e di là, ma la storia non sarebbe neanche dovuta cominciare. Perché un avversario non è un nemico e questo nemico non si (ab)batte nei tribunali.

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